Torino, le rugbyste della base di Sigonella rifiutate a un torneo, scatta la gara della solidarietà

Torino, le rugbyste della base di Sigonella rifiutate a un torneo, scatta la gara della solidarietà
di Paolo Ricci Bitti
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Venerdì 19 Maggio 2017, 15:51 - Ultimo aggiornamento: 21 Maggio, 21:19
Rugbysti che sbattono la porta in faccia alle rugbyste. Possibile? Sì, accade all'estrema periferia del rugby, ma i toni e i modi sono così pesanti - e amari – che la storia merita di risalire fino al centro anche perché la palla ovale ha poi dimostrato di avere sempre gli anticorpi vivaci per contrastare il male della discriminazione.

Fermo restando che ognuno a casa sua può accogliere chi vuole, ecco che cosa ha risposto il club Dynamo Dora Rugby di Torino  all'allenatore della neonata formazione femminile del Sigonella Hoplite Rugby Club che chiedeva di partecipare alla “Festa del rugby popolare” il 2 giugno nel capoluogo piemontese. “Non sono graditi all'evento polizia, militari, fascisti e autorità varie”. E, per rafforzare il concetto: “Please, andatevene dall'Italia e dall'universo”. Sì, perché il club siciliano è quello della base Usa di Sigonella (Siracusa), anche se poi non tutti i giocatori e le giocatrici sono militari.

Un po' di coordinate. Primo. Intanto non è chiarissimo il concetto di “rugby popolare” di cui si legge nel "manifesto" on line del Dynamo Dora. Come se vi fossero un rugby per ricchi e un rugby per poveri, un rugby intrecciato all'impegno politico e sociale e un rugby beota. Sì, su qualche pagina Facebook di rarissimi club che usano questa terminologia sono espressi alcuni concetti che tentano di giustificare questo aggettivo "popolare" invece del tutto ridondante se si conosce anche solo a grandi linee la storia di questo sport che copre tre secoli e tutta la superficie terrestre. Si vuole ficcare a forza nel rugby, e a un tanto al chilo, elementi ideologici con un'azione che è agli antipodi da questo ambiente. E poi, per farla breve, sfido chiunque a trovare un club che rifiuta l'iscrizione a un bambino la cui famiglia non può sopportare la quota annuale.

Secondo. Di che livello di rugby parliamo in questa storia che geograficamente collega Nord e Sud come capita di rado? Il più basso di tutti ovvero quello più bello di tutti, quello in cui non esiste il minimo dubbio: si gioca solo e soltanto per divertirsi. Magnifico arcidilettantismo. Il Sigonella gioca come un gruppo di amici mentre il Dynamo Dora fa attività con la Uisp, alla quale è affiliato, mentre non risultano iniziative con la Federugby alla quale il club è comunque iscritto (e per questo del caso si occuperà la Procura federale dato che la Fir fa dell'inclusione uno dei suoi principi).

Perché allora i rugbysti torinesi hanno dimenticato di essere rugbysti negando l'invito alle americane, al di là della sgarbata risposta on line?
Lo scopriremo leggendo un comunicato che il club ha annunciato a breve. Ogni richiesta di parlare con qualcuno del club è stata respinta. Un atteggiamento che pare assai poco popolare e ancora meno ovale. Ma aspettiamo pure.

Ecco allora, intanto, Thomas Reyes, 28 anni, ragazzone americano dell'Arizona, terza linea e, infine – in questa storia - militare della base Usa di Sigonella (“Faccio la manutenzione di mezzi meccanici”).

E' il presidente del Sigonella Hoplite, ovvero il factotum dalla lavanderia ai panini alla segreteria. “In effetti ci siamo rimasti male, anzi, più sorpresi che amareggiati, perché in sei-sette anni di attività mai nessuno ci aveva respinto, in Italia e nel resto d'Europa. Ho visto che c'era quel torneo a 7 femminile e voleva dare un'opportunità di gioco alle ragazze che hanno iniziato da poco. Non abbiamo proprio capito la ragione di questo atteggiamento, fra noi ci sono anche civili, ma poi abbiamo alzato le spalle. Mica ne abbiamo fatto una malattia, saranno fatti loro se non ci vogliono per giocare a rugby. A noi americani il rugby piace sempre di più, rispetto al football Usa, ad esempio, c'è l'aspetto sociale, tipo il terzo tempo, che è meraviglioso, unico. Tutti insieme, con le famiglie, una favola. E poi fra noi ci sono ragazzi di origine fijiana e samoana che hanno il rugby nel sangue e amano anche insegnarlo. Sei di noi giocano nel Siracusa in serie C e ogni anno facciamo almeno un tour tipo quello a Ibiza”.

Epperò adesso niente torneo a Torino.

“Non lo immaginavamo proprio, ma questo rifiuto in realtà ci ha messo nei guai: qualcuno on line ha letto della vicenda e adesso siamo sommersi di inviti a mille tornei. E con tante manifestazioni di solidarietà entusiasmanti. Ci ha chiamato un'altra squadra di Torino. E poi Pordenone. E poi dall'Irlanda e dalla Svezia. E chi ce le darà tutte queste licenze? Ringrazio davvero tutti”.


Ed ecco il comunicato del Dynamo Dora Rugby Club, diffuso nel pomeriggio, in cui si ribadisce il rifiuto di ospitare "la squadra femminile di un gruppo militare, a cui rinnoviamo il nostro invito a lasciare il pianeta, in piena coerenza con l'antimilitarismo che ci definisce". 

Nella vicenda è poi intervenuto, dissociandosi nettamente dall'atteggiamento del Dynamo Dora Rugby Club, il Comitato piemontese della Federugby.




 
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