Daniele De Rossi e la Roma, ecco il piano per la Champions (in due mosse)

Il quinto posto vale già la partecipazione alla coppa più ricca, l’Europa League può offrire un’altra chance: in quasi 100 giorni il tecnico ha riportato la squadra in corsa per centrare l’obiettivo

Roma’s head coach Daniele De Rossi during the UEFA Europe League football match second leg of the quarter-finals between Roma and Milan FC at the Olympic Stadium in Rome, Italy - Thursday 18 April 2024 - Sport Soccer (photo by Alfredo...
di Stefano Carina
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Sabato 20 Aprile 2024, 07:00 - Ultimo aggiornamento: 15:02

ROMA Il risveglio è di quelli da ricordare. Perché tra un’occhiata ai social sull’ipad e un orecchio alla radio, sorseggiando il caffè, c’è anche spazio finalmente per godersi quanto fatto. Non sono trascorsi ancora 100 giorni da quando il 16 gennaio De Rossi accettò di prendere la Roma in corsa. Sembrava, quella dei Friedkin, la classica mossa della disperazione, il feticcio da regalare alla plebe inferocita per l’addio dell’amatissimo sciamano caduto in disgrazia.

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Le mosse di De Rossi

E invece, da quel giorno, Daniele ha ottenuto: 1) Tre passaggi del turno in Europa League, passando dai playoff alle semifinali, superando uno dopo l’altro Feyenoord, Brighton e Milan 2) Otto vittorie, due pareggi e un solo ko in campionato, districandosi dal 9° al 5° posto con finestra, vincendo lunedì contro il Bologna, sul 4° 3) Rivalutato e rivitalizzato l’intera rosa, lanciato un portiere, recuperato un capitano e fatto esplodere una Joya che con lui ha segnato 9 gol in 14 gare 4) Ottenuto il rinnovo di contratto per almeno due stagioni.

Così è se vi pare, perché alla perfezione si può sempre ambire. Ed è proprio questa voglia di non accontentarsi che spinge DDR già da oggi (ieri perlopiù lavoro di scarico a Trigoria) a dimenticare le emozioni di giovedì per tuffarsi in quello che sarà a tutti gli effetti uno spareggio Champions. All’andata, non ci fu partita. Due a zero senza repliche, con Mourinho nel post-gara a lanciare il primo amo («Io vorrei restare, se non capiterà non dipenderà da me») mai colto dalla proprietà Usa. Oggi però è un’altra Roma. Lo sarà anche rispetto al ritorno con il Milan. Lukaku non ci sarà e già questo fa tutta la differenza del mondo. Ma lo è nello spirito, nella voglia di esserci, di capire le scelte, di evitare le polemiche. Prendete ad esempio Dybala l’altra sera: ok, la Roma è in 10, vince 2-0 e Paulo ha appena segnato un gol fantastico. Non deve però aver fatto piacere all’argentino esser stato richiamato in panchina dopo mezz’ora. Eppure Dybala ha capito, è uscito senza accennare al minimo gesto di stupore (e a un calciatore basta poco per palesare il proprio disappunto), ha dato la mano al tecnico che se lo è abbracciato come fosse un fratello minore. Dettagli, vero. Ma particolari che lasciano intendere come l’armonia sia tornata a regnare in rosa.

 

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La forza delle idee

Più facile sicuramente quando i risultati arrivano ma l’impressione è che la Roma realmente si sia ritrovata. De Rossi, con la sua spontaneità e schiettezza, somiglia molto al professore Keating de L'Attimo Fuggente. Arrivato in uno spogliatoio cupo, diviso, in difficoltà, è riuscito a regalare, oltre a nuove idee, quel senso di leggerezza che permette di affrontare meglio le avversità. La fortuna vuole che a differenza del film, dove queste idee entrano in collisione con le rigide regole del collegio, a Trigoria siano piaciute anche ai vertici. Da qui, la decisione di rinnovare. E il fatto di averlo voluto comunicare prima della partita con il Milan, ha avuto un risvolto simbolico. Della serie: per noi, al di là di come andrà, è De Rossi l’allenatore con il quale vogliamo costruire un nuovo progetto. Decisione che se ha fatto preoccupare qualche over 50 - cresciuto col motto “Mai ‘na gioia”, figurarsi se ce ne potevano essere due nella stessa giornata - s’è rivelata ancora una volta vincente.

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