Collina: «La moviola? Efficace solo con risposte sicure». Perrotta: «Stranieri falso problema»

Il convegno cui hanno partecipato Rivera, Cabrini, Collina, Albertini e Perrotta
di Benedetto Saccà
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Lunedì 16 Maggio 2016, 17:47 - Ultimo aggiornamento: 18:08
C’era anche il presidente della Lazio (e consigliere federale) Claudio Lotito nell’aula magna dell’università Luiss, per assistere all’evento «40 anni in 90 minuti – La storia d’Italia raccontata attraverso il nostro calcio». All’incontro hanno preso parte Gianni Rivera, Antonio Cabrini, Demetrio Albertini, Pierluigi Collina e Simone Perrotta. Piena di studenti, la sala. Seduti in prima fila, poi, ecco il numero uno della Figc, Carlo Tavecchio, e il direttore generale Michele Uva. D’altronde, come si sa, da tempo la Federazione promuove i valore del calcio tanto dentro quanto fuori dal campo. E proprio in questa direzione sono orientate le collaborazioni con il mondo della cultura, del sociale e della didattica.

Interessante il parere di Collina, legato all’impiego della moviola in campo. «La goal-line technology è una grossa innovazione perché è in grado di dare una risposta certa. La risposta, comunque, arriva attraverso un atto di fede. Noi abbiamo un’immagine reale, riceviamo un’immagine grafica e il software compie la trasformazione. Nessuno sa come operi, però è universalmente accettata come una risposta definitiva. Quanto all’allargamento delle risposte che potrà dare la tecnologia, è ancora difficile da dire. Credo che sempre e comunque valga la pena di sperimentare. E il Board ci sta lavorando. Siamo ancora nella fase iniziale, abbiamo due anni di sperimentazione, alla fine andremo a vedere cosa potrà offrire la tecnologia», ha spiegato il responsabile degli arbitri della Uefa.

Venendo agli altri temi toccati durante il convegno, a catturare gli studenti è stato soprattutto Perrotta. «Qui in Italia gli stranieri nel calcio sono un falso problema. La crisi? Siamo stati fortunati, anche se la forbice si è allargata tra i calciatori di Serie A e delle serie inferiori. Non sono d’accordo quando sento dire che i giocatori sono degli esempi per i giovani. Mi sembra offensivo per i ragazzi. Loro hanno l’intelligenza per capire chi seguire. Il mio esempio, per dire, è stato mio padre. Non un calciatore», ha raccontato. «E voglio aggiungere che io non mi sento una celebrità. Ho il talento per il calcio, ma questi ragazzi seduti davanti a me hanno di sicuro il talento per qualche mestiere. Non vedo differenze», ha concluso, suscitando l’applauso sincero e affettuoso della platea.

Aneddoti, storie e idee, poi. Albertini ha confidato che «Berlusconi annunciò a Milanello di volersi dedicare alla politica. “Scenderò in campo”, disse». E ancora. «Oggi i calciatori non sono più attori ma sono diventati produttori di contenuti per i tifosi».

Cabrini, invece, si è rammaricato per il progressivo scomparire «degli oratori e delle ore di educazione civica nelle scuole». Infine ecco Rivera, sempre ironico e incisivo. «Paghiamo la supremazia del denaro nel mondo del pallone. E sia chiaro: bisogna tornare a investire nei settori giovanili», ha avvertito.


 
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