Il destino di Florenzi: il “tuttocampista” che alla fine gioca sempre

Il destino di Florenzi: il “tuttocampista” che alla fine gioca sempre
di Alessandro Angeloni
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Martedì 13 Ottobre 2015, 23:35
C'era una volta un terzino? Forse no. Il destino di Florenzi è questo: tuttocampista. Non se ne esce. Le tante identità in un piccolo grande uomo. A lui va anche bene così, perché con la "scusa", alla fine gioca sempre. In un verso o nell'altro nessuno lo discute, perché davvero sa fare bene tutto. E non è il classico giocatore che non sai dove mettere, è invece quell'elemento che dove lo metti sta, e pure bene. La storia nella Roma ce lo racconta come un terzino provetto, figlio della necessità e della volontà di non investire (soldi) su un altro di ruolo ma (gratis) su di lui. I risultati stanno dando ragione a Garcia e ad Alessandro stesso, perché da esterno basso, come al solito, si adatta e riesce a produrre un calcio di qualità. Non difende granché bene, ma contribuisce con la stesso volume di corsa e velocità al lavoro offensivo della squadra. ù

In Nazionale, Conte al momento snobba questa idea di Rudi: in quella posizione, almeno per il momento, non ci gioca. Fa l'esterno alto, la mezz'ala, dietro di lui c'è sempre uno di ruolo, soprattutto Darmian, con cui si trova a meraviglia. Stavolta, contro la Norvegia, ha fatto l'intermedio destro di centrocampo, con libertà di uccidere sull'esterno. Lì può sfruttare la capacità di inserimento e la velocità nel dribbling: suoi molti cross in mezzo, sua una strappa-applausi serpentina che stava per portare l'Italia a un pari anticipato, suo il gol dell'uno a uno (da centravanti d'area) e suo l'assist vincente per il 2-1 di Pellè. Alto, basso, in mezzo, come la metti la metti, alla fine ha sempre ragione Garcia, il primo a inventarselo come attaccante (due ani fa). Magari, come sostiene De Rossi, diventerà il miglior terzino del mondo, ma vederlo correre dalla metà campo in su, andare a fare assist e concludere, è un vero piacere.
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