Inter, il casting dei cinesi? Una sceneggiata grottesca

Inter, il casting dei cinesi? Una sceneggiata grottesca
di Gianfranco Teotino
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Lunedì 7 Novembre 2016, 08:36 - Ultimo aggiornamento: 10:16
ROMA La forma è stata peggio della sostanza. Che poi è una specialità della casa. L'Inter ha un'attitudine particolare, una storica capacità di complicarsi la vita e rendersi vulnerabile alle ironie e agli sfottò degli avversari. Amala, pazza Inter, amala, recita il suo inno. Ma in questi giorni neppure i tifosi più appassionati e al contempo ragionevoli hanno avuto il coraggio di difendere le modalità operative di una società, è il caso di dire, senza capo né coda. Cose dell'altro mondo. Anche qui nel vero senso dei termini. Un mondo però cui ci dovremo abituare. Inizialmente a Milano e poi chissà. Perché il calcio italiano di capitali stranieri ha bisogno come del pane e i cinesi per ora appaiono molto più propensi di arabi e americani facoltosi a investire dalle nostre parti. La Cina non è vicina, è già in mezzo a noi. Con la sua voglia di internazionalismo pallonaro e con i suoi misteri.
ANOMALIE
Il casting per la scelta dell'allenatore dell'Inter è stato abbastanza sconcertante, un X Factor che ha molto irritato i custodi delle liturgie calcistiche, ma meno inspiegabile della scelta di lasciare le redini del comando all'uomo, Thohir, che ti ha appena ceduto la società, dopo aver fortemente contribuito ad aggravarne le condizioni, o di confermare un gruppo dirigente, italiano e non, che in questi anni ha tenuto lontana la squadra nerazzurra dalle posizioni di vertice. Altri grandi investitori esteri, anche cinesi, si sono comportati in giro per l'Europa in modo assai più logico, insediando subito uomini di loro fiducia. Intendiamoci, nessun presidente ha mai scelto un allenatore senza incontrarlo e intervistarlo segretamente prima. Ma, appunto, segretamente. Evitando di metterlo pubblicamente in concorrenza con altri. E con colloqui one-to-one. Non di fronte a una giuria, in questo caso impopolare. Alla fine la scelta, ormai pare certo, è caduta su Pioli: la scelta più conformista, la più appoggiata dal televoto degli opinionisti mainstream, dai benpensanti del pallone d'Italia. Una conclusione che rende ancor meno sensata la sceneggiata nanchinese: tutto questo cabaret per accettare poi la prima proposta di Ausilio. Magari saranno un po' meno d'accordo i tifosi dell'Inter, che si aspettavano una decisione più coraggiosa e intrigante (per dire, in Bundesliga sabato Nagelsmann, allenatore dell'Hoffenheim di 29 anni, il più giovane d'Europa, è andato a pareggiare sul campo del Bayern di Ancelotti giocando a calcio) o più solida, tipo Hiddink, uno capace di salvare situazioni di grandi squadre che sembravano disperate. Chissà cosa pensano davvero i (muti) Fantastici 4 venuti da Nanchino ad aggiustare l'Inter. Almeno è chiaro chi rappresentano. Per certi versi è più imbarazzante la situazione del Milan: non si sa di chi è, cioè di chi sarà, se mai sarà. Preoccupazioni oscurate dall'ottimo rendimento della squadra e dalla bravura di Montella. Ma si moltiplicano voci attendibili di difficoltà da parte della fantomatica cordata di mettere insieme i capitali necessari. Intanto, Berlusconi ha ricominciato a parlare con il suo allenatore, a interessarsi delle cose di Milanello, a compiacersi dei progressi dei giovani italiani di cui aveva auspicato l'impiego. Se il closing non dovesse andare a buon fine, gli resterebbero comunque in tasca i 100 milioni già versati e il Milan sarebbe ancora suo. E chissà che magari
Gianfranco Teotino
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