Lazio, dal 2008 a oggi: la favola di Radu capitan fedeltà

Lazio, dal 2008 a oggi: la favola di Radu capitan fedeltà
di Alberto Abbate
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Martedì 24 Ottobre 2017, 14:44
Da rompiscatole a saggio. Un Highlander alla Lazio. Un giocatore di cui si parla poco, ma, probabilmente, è uno dei tanti piccoli segreti del successo di Inzaghi. E il campo non fa che confermarlo, considerato che quello che sta facendo Radu in questo avvio di stagione è davvero sorprendente. Un calciatore non abituato alla ribalta, ma di recente sta dimostrando tutto il suo valore anzi, per certi versi, nonostante i suoi trentuno anni appena compiuti, sta facendo strabuzzare gli occhi e far morire d'invidia qualche giovanotto di belle speranze. Arrivato nella capitale a gennaio del 2008, Stefan ha cominciato alla grande, tanto che tra il 2009 e il 2010 club come il Milan, l'Arsenal e il Bayern Monaco mostrarono interesse, ma le cifre che pretendeva Lotito all'epoca erano fuori mercato. Poi qualche problema di continuità, dovuto più che altro a situazioni fisiche. Negli ultimi anni, infatti, tanti su di lui facevano poco affidamento, ma da quando c'è Inzaghi, il romeno appare rinato, quasi aver ritrovato la fiducia e la consapevolezza d'inizio carriera. Fu Walter Sabatini a portarlo in biancoceleste e a strapparlo alla Dinamo Bucarest, la squadra dove è nato e cresciuto. Nella Lazio si è affermato ed è l'unico per militanza ad essere stato compagno di Inzaghi, quando l'attuale tecnico era sul finire della carriera. Stefan è pure l'unico calciatore laziale ad aver vinto tutti e quattro i trofei della gestione Lotito, dalla prima coppa Italia e Supercoppa del 2009, agli altri due trofei vinti rispettivamente del 2013 sulla Roma e l'ultima l'estate scorsa contro la Juventus. Con le sue 286 partite con la Lazio è a una sola distanza da Cei per entrare nella top ten dei giocatori più presenti con la maglia biancoceleste.
ESPERIENZA E CARISMA
Per militanza, successi ed esperienza, Stefan dovrebbe essere il solo ad indossare la fascia di capitano, ma è stato lui stesso a lasciarla ad altri, non per mancanza di rispetto, ma solo perché a lui piace giocare a pallone e dare tutto quello che ha in campo senza avere particolari e pesanti responsabilità. Era nota la sua esuberanza durante le partite, è capitato che il terzino-centrale della Lazio spesso venisse espulso, soprattutto nei derby, una partita che sente più di tanti altri. Ma la sorpresa più grossa, a parte le sue tredici presenze, con ottima qualità durante ogni partita, è l'unico cartellino giallo ad aver rimediato fino adesso. Anche questo un piccolo record e un segnale di un giocatore che è cresciuto a livelli incredibili, anche perché ora è uno di quelli che in campo va a cercare di rasserenare gli animi. Su di lui Inzaghi punta ad occhi chiusi e in campo, a volte, c'è la sensazione che sia l'allenatore sul terreno di gioco. Chissà che non sia nel suo futuro un giorno accomodarsi in panchina e insegnare ai più giovani come si diventa calciatori di successo. Giocherà ancora per tanti anni e il suo destino è legarsi sempre più alla Lazio, o da tecnico o dirigente.
 
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