Lazio, la svolta al contrario di Pioli: la classifica è un pianto

Lazio, la svolta al contrario di Pioli: la classifica è un pianto
di Emiliano Bernardini
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Sabato 21 Novembre 2015, 09:34 - Ultimo aggiornamento: 9 Novembre, 18:54

ROMA Tutti giù per terra. L'errore di Tagliavento condiziona la gara, ma non può essere l'unica scusante per un derby giocato in quel modo. Dopo la debacle contro il Milan, il tecnico Pioli aveva detto che la sfida contro la Roma sarebbe valsa più del doppio, dichiarazioni rafforzate dalle parole della vigilia: «Sarà la gara della svolta». Probabilmente i biancocelesti hanno sterzato troppo e sono andati a sbattere. In campo non si è visto un briciolo di carattere, ci vuole il fuoco dentro per vincere sfide come queste. Palese la differenza con la Roma. Il tecnico non ha saputo trasmettere alla squadra la giusta mentalità per affrontare un derby dopo le due pesanti sconfitte contro Sassuolo e Milan. Terzo ko di fila e crollo in classifica preoccupante. La Lazio ha perso la metà delle partite che ha giocato quest'anno: cinque in trasferta e una in casa. La squadra sembra non avere idee e quelle poche che circolano sono di bassa qualità. La Lazio bella e scintillante della passata stagione è un lontano ricordo. Il tecnico laziale è prigioniero delle sue convinzioni che insegue fino alle estreme conseguenze. Una follia voler recuperare a tutti i costi Parolo quando, contro la Roma, è stato palesemente l'ombra di se stesso.
I GIOCATORI
Il gioco latita e i limiti tecnici sono evidenti. Lo ha ammesso lo stesso Pioli in conferenza stampa: «Sono preoccupato. Il momento è molto delicato». Impietoso per certi versi il confronto con i giallorossi. Bastava guardare la differenza che corre tra Djordjevic e Dzeko per rendersene conto. Ma l'aspetto sicuramente più preoccupante però è che in campo nessuno ci mette un briciolo di carattere. Non ci vuole certo un genio per capire che Candreva s'è rinchiuso in se stesso, gioca senza sorriso e con Anderson più che magie sono tuoni e fulmini. Non corre buon sangue e il rendimento in campo dei due lo dimostra. Biglia si è dovuto improvvisare leader ma la fascia della discordia è solo un peso ulteriore. Le sirene suonano e il richiamo è forte. Senza de Vrij, i biancocelesti collezionano solo figuracce: seconda peggior difesa, dietro al Carpi, con ben 20 gol subiti. Davanti manca un bomber vero e una manciata di giovani volenterosi non possono certo dare quello che manca. Scricchiolii apparsi lo scorso anno e che adesso sono diventate crepe difficili da sanare.
DEJA-VU
La società non è esente da colpe. Anzi, sembra aver spinto rewind su un vecchio nastro già visto e rivisto. Il tecnico appare abbandonato a se stesso e le colpe, nella logica folle dello scaricabarile, finiscono sempre e solo su chi siede in panchina e mai sulla società o suoi giocatori. Era l'inizio del 2014 quando Petkovic venne esonerato per colpe che non appartenevano esclusivamente a lui. Adesso ci risiamo. Sembra pura fantascienza che dalle parti di Formello un progetto non possa durare più di due anni e anzi s'interrompa sempre con lo stesso identico epilogo: allenatore in difficoltà e lasciato solo. La squadra non lo segue e la panchina che alla fine salta. Per salvare capre e cavoli tempo c'è e a gennaio migliorare la squadra non sarà più difficile come lo era in estate.