Quasi all'alba del deferimento, la Procura Federale: «Lotito è stato ascoltato la scorsa settimana da Palazzi», conferma l'avvocato Gentile. Come vi avevamo anticipato, in gran segreto a via Campania, fra martedì e giovedì scorso sono sfilati anche altri dirigenti della Lega Pro: dal presidente del Melfi a quello del Pavia, citati da Iodice per avvalorare la sua tesi sulla “mala gestione” della serie minore. «Ma nel dossier non ci sono dichiarazioni accusatorie contro Lotito. Chi ha votato il programma nell'assemblea di Lega Pro lo aveva fatto condividendolo ed escludendo che ci fossero state intimidazioni o cose di carattere economico», conclude il legale del presidente. Intanto, se il prossimo 30 giugno, verrà sfiduciato Macalli, Tavecchio commissarierà la Lega Pro. Ma un rischio molto più grosso aleggia pure sulla sua testa.
A Napoli incombe anche lo spettro delle «gravi irregolarità amministrative», che - secondo l'articolo 6 dello Statuto del Coni - motiverebbero il commissariamento dell'intera Figc: il sospetto dei pm è che Lotito, grazie al rapporto simbiotico con Tavecchio, oltre ad «apparire» ai suoi interlocutori «in grado di condizionare le corresponsioni dei contributi», fosse realmente in condizione di decidere chi, come, e quando - soprattutto se prima o dopo la chiusura dei bilanci, spartiacque per l'iscrizione ai campionati - riceveva quei contributi. Grazie all'abuso della “Fondazione per la mutualità generale”, l'ente previsto dalla Legge Melandri che gestisce i fondi stanziati dai proventi della vendita dei diritti tv e li indirizza al calcio minore. Nella telefonata con Iodice, Lotito faceva riferimento ad alcune «anticipazioni di cassa». Ma perché allora non fare un salto anche in sede a Milano fra i bilanci della Fondazione?