L'ETICHETTA
Ora dicono tutti che il Napoli è una squadra europea. Nel senso che va in campo per imporre il proprio gioco senza badare troppo agli avversari. In realtà il calcio in Europa sta cambiando. Anche in conseguenza dei successi degli allenatori italiani all'estero, si sta ad esempio diffondendo quella difesa a tre (o a cinque) che ritenevamo una delle cause del nostro calo di competitività nelle Coppe europee. In Premier League la impiegano otto squadre, comprese Chelsea e Tottenham, fra quelle in lotta per il titolo. La domanda da porsi perciò non è se il Napoli sia una squadra europea, ma se sia una grande squadra.
La sensazione è che si possa avvicinare ad esserlo. A San Siro ha vinto mantenendo soltanto il 43% del possesso palla, cioè difendendosi dopo avere dominato. Ancora ha faticato troppo. Deve imparare a controllare la partita a ritmi più bassi del suo normale. Ci sono momenti in cui una grande squadra deve addormentare il gioco. In Italia lo sanno fare la Juventus e la stessa Roma, dopo la cura Spalletti. In Europa, dove comunque ancora si gioca a un ritmo superiore a quello italiano, c'è una maggiore capacità di utilizzare il possesso palla anche a fini difensivi.
Fa bene Sarri a non volere firmare per il secondo posto: così tiene i suoi giocatori sulla corda. Ma la distanza dalla Juventus è ancora piuttosto ampia. E gli organici della Roma, e della stessa Inter, non sono inferiori a quello del Napoli. La qualità del gioco però è un valore aggiunto. Anche in Europa. Dove la missione Real Madrid oggi appare un po' meno impossibile. La squadra di Zidane non è uscita bene dalla serie di 40 partite senza sconfitte. Bale è sempre fuori, come Pepe, Caravajal e James. Sabato si sono aggiunti gli infortuni di Modric e Marcelo, out per la partita di andata. Cristiano Ronaldo non è in grande forma e la squadra gioca così male che Marca ha titolato: Sergio Ramos y nada mas. Non succede, ma se succede Allora altro che Canta Napoli.