Napoli, tutta una questione di gioco

Napoli, tutta una questione di gioco
di Gianfranco Teotino
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Lunedì 23 Gennaio 2017, 10:42 - Ultimo aggiornamento: 10:46
Canta Napoli. Napoli milionaria. La sua ricchezza è il gioco. Che non sembra finire mai di migliorare. Il laboratorio di Sarri è sempre aperto. Ci sono allenatori che cambiano continuamente il modulo, è diventata un po' una moda. Lui no se non in casi di necessità e urgenza lui cambia non il modulo, ma il modo di giocare. I principi restano gli stessi: calcio propositivo, velocità, ricerca della profondità, aggressività. La loro applicazione si evolve. In una continua ricerca di bellezza ed efficacia. Insomma, si può stare sicuri che vedere una partita del Napoli vale la pena. Canta Napoli, cambia il Napoli. C'è stato il Napoli di Higuain, un collettivo organizzato al servizio del campione che fa la differenza. Poi c'è stato il Napoli del ritorno al futuro, con un centravanti normale, Milik o Gabbiadini che fosse, non un extraterrestre, con la necessità perciò di studiare manovre che prevedessero inserimenti centrali da dietro e portassero più frequentemente alla conclusione anche gli attaccanti esterni. L'infortunio di Milik e i tormenti di Gabbiadini hanno indotto Sarri a varare il Napoli dei piccoletti irresistibili, di Mertens falso nove, dei continui movimenti ad aprire e occupare gli spazi. Un'idea riuscita al punto da suscitare il cattivo pensiero che forse, vista l'imminenza del ritorno di Milik, la spesa per Pavoletti non fosse poi così necessaria.
L'ETICHETTA
Ora dicono tutti che il Napoli è una squadra europea. Nel senso che va in campo per imporre il proprio gioco senza badare troppo agli avversari. In realtà il calcio in Europa sta cambiando. Anche in conseguenza dei successi degli allenatori italiani all'estero, si sta ad esempio diffondendo quella difesa a tre (o a cinque) che ritenevamo una delle cause del nostro calo di competitività nelle Coppe europee. In Premier League la impiegano otto squadre, comprese Chelsea e Tottenham, fra quelle in lotta per il titolo. La domanda da porsi perciò non è se il Napoli sia una squadra europea, ma se sia una grande squadra.
La sensazione è che si possa avvicinare ad esserlo. A San Siro ha vinto mantenendo soltanto il 43% del possesso palla, cioè difendendosi dopo avere dominato. Ancora ha faticato troppo. Deve imparare a controllare la partita a ritmi più bassi del suo normale. Ci sono momenti in cui una grande squadra deve addormentare il gioco. In Italia lo sanno fare la Juventus e la stessa Roma, dopo la cura Spalletti. In Europa, dove comunque ancora si gioca a un ritmo superiore a quello italiano, c'è una maggiore capacità di utilizzare il possesso palla anche a fini difensivi.
Fa bene Sarri a non volere firmare per il secondo posto: così tiene i suoi giocatori sulla corda. Ma la distanza dalla Juventus è ancora piuttosto ampia. E gli organici della Roma, e della stessa Inter, non sono inferiori a quello del Napoli. La qualità del gioco però è un valore aggiunto. Anche in Europa. Dove la missione Real Madrid oggi appare un po' meno impossibile. La squadra di Zidane non è uscita bene dalla serie di 40 partite senza sconfitte. Bale è sempre fuori, come Pepe, Caravajal e James. Sabato si sono aggiunti gli infortuni di Modric e Marcelo, out per la partita di andata. Cristiano Ronaldo non è in grande forma e la squadra gioca così male che Marca ha titolato: Sergio Ramos y nada mas. Non succede, ma se succede Allora altro che Canta Napoli.