ULTIMA CHIAMATA
Senza di lui e l'egiziano, la Roma cambia volto. Perché i sostituti – Iturbe, Iago Falque e all'occorrenza Florenzi – sono anch'essi esterni ma con caratteristiche diverse rispetto ai due africani. I primi due sono degli sprinter nati, amanti del dribbling, che permettono a Garcia di abbassare il baricentro del gioco per poi sfruttare le loro doti di centometristi. In quest'ottica, il calciatore che somiglia di più a Salah e Gervinho è Iturbe. Arrivato a Roma un anno fa con l'etichetta del colpo dell'estate (23,1 milioni di cartellino, 1,6 di commissioni e 2,5 di bonus da versare al Verona, per un totale di 27,2), sinora ha oltremodo deluso. Un paio di acuti nella passata stagione (i gol al Cska Mosca e alla Lazio) e poi un'involuzione continua. Attualmente nelle gerarchie di Garcia è all'ultimo posto. Ora il destino gli concede l'ultima chance. Quella da sfruttare, magari, non tralasciando i consigli del suo mentore, Sabatini, che qualche giorno fa lo ha invitato pubblicamente a «giocare come faceva da bambino, in piazzetta e a non farsi imbrigliare dal disegno tattico». Sabato, se sarà titolare (c'è sempre l'ipotesi di alzare Florenzi nel tridente offensivo e inserire Maicon o Torosidis come terzino), potrebbe tornare nel ruolo che lo ha visto fare bene a Verona. Con lui e Iago Falque, l'equilibrio tattico lo darebbe lo spagnolo. Iturbe, sfruttando l'abilità nel palleggio di Dzeko, potrebbe così agire da seconda punta vicino al bosniaco. Un po' quello che faceva con Toni in gialloblù, dove l'assetto di partenza era, come nella Roma, il classico 4-3-3 con Jankovic che però in fase di non possesso palla si abbassava trasformandolo in 4-4-2. Gennaio si avvicina: se Iturbe c'è, è il momento che batta un colpo.