Come detto, durante la prossima stagione, ad abitare in Premier saranno addirittura quattro italiani: Mazzarri, per l’appunto, naturalmente Ranieri al Leicester City, Antonio Conte al Chelsea e Francesco Guidolin alla guida dello Swansea. Subito gli statistici hanno scavato nel buio degli archivi per trovare scenari simili. Mazzarri, ad esempio, sarà l’undicesimo italiano a guidare un club di Premier. Ed è un record assoluto, visto che nessun altro Paese «straniero» può vantare tuttora un numero tanto alto di allenatori ingaggiati dalle società d’Oltremanica. Già nel 2010, per dirne una, potevamo vantare Ancelotti a capo del Chelsea, Roberto Mancini comodo sulla panchina del Manchester City e Gianfranco Zola seduto su quella del West Ham. Al proposito, bisogna sottolineare che Mancini, Ancelotti e Ranieri sono anche gli unici italiani che hanno conquistato il titolo della Premier League. Quanto a Vialli, da manager del Chelsea ha collezionato una Fa Cup, una Coppa di Lega e una Charity Shield. Di Mazzarri, di Conte e di Guidolin si è parlato. Di Matteo invece è riuscito addirittura nell’impresa di aver sollevato una Champions da tecnico dei Blues. Per capirsi, un capolavoro del genere neppure Mourinho ha saputo compierlo, a Londra. A Paolo Di Canio, tra il 2011 e il 2013, è stata affidata la panchina dello Swindon Town, mentre Zola è stato l’allenatore sia del West Ham che proprio del Watford.
E Attilio Lombardo? Sì, l’ex centrocampista della Lazio e della Juventus. Anche lui ha vissuto un’esperienza britannica. Anzi, a ripensarci, un’esperienza distribuita in diverse sequenze. Nel 1998, del resto, è stato l’allenatore ad interim del Crystal Palace e fra il 2010 e il 2013 uno dei collaboratori di Mancini al City. In realtà ci sarebbe un dodicesimo tecnico italiano, a comporre la mappa azzurra in Inghilterra. È Fabio Capello, che a cavallo fra il 2007 e il 2012 è stato il ct della nazionale inglese. Un’avventura ricca di ombre e povera di luci. È chiara e limpida insomma la tendenza. E, dunque, come Paese manchiamo con puntualità gli appuntamenti nelle coppe europee, offriamo al mondo del pallone pochi talenti, scivoliamo senza controllo nei ranking. Ma coltiviamo una scuola di allenatori che il mondo invidia, riconosce e si sogna. Impossibile nasconderlo.
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