La fenice Nadal: «Djokovic ora non è distante»

La fenice Nadal: «Djokovic ora non è distante»
di Angelo Mancuso
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Mercoledì 25 Maggio 2016, 09:10
Primo turno al Roland Garros archiviato in un'ora e 20 minuti: triplo 6-1 al gigante australiano Groth con tanto di tweener vincente, il colpo sotto le gambe spalle alla rete. Nadal saprà stupire anche stavolta? Punta al decimo titolo parigino, Djokovic permettendo. Nessun tennista è mai riuscito ad andare in doppia cifra in una singola prova del Grande Slam. Intanto il mancino spagnolo, che compirà 30 anni il prossimo 3 giugno, detiene un record difficilmente battibile: è risorto dalle proprie ceneri per ben tre volte, tornando più forte di prima, con un coraggio e una volontà straordinari.
LA QUARTA RESURREZIONE
«Non mi sento vecchio - sottolinea Rafa - in termini di mentalità sono giovane. Nessuno può fermare il tempo, ma spero di continuare almeno per i prossimi due anni». Era diventato il Signore della Terra nel 2005 vincendo 11 tornei, ma ha rischiato di fermarsi per una frattura al piede destro. Superato il problema è diventato n.1 dopo la leggendaria finale di Wimbledon 2008 vinta su Federer. Nel 2009, per problemi fisici e personali, ha ceduto lo scettro. L'anno dopo ha vinto 3 Slam, poi nel luglio 2012 si è arreso alla Sindrome di Hoffa (un'infiammazione dell'adipe tra il tendine e la rotula). Le sue ginocchia martoriate sono diventate un affare di stato. Sette mesi di stop ce lo hanno restituito ancora più forte, protagonista nel 2013 di una stagione indimenticabile: 10 titoli tra cui Parigi e New York e di nuovo n.1. Nel luglio 2014 ancora un infortunio, questa volta al polso destro: distacco della cartilagine articolare dell'ulna. Al rientro ha raccolto solo briciole, fino a qualche settimana fa.
STRISCIA NEGATIVA
Gli ultimi tre Major di Nadal sono stati la peggior serie della sua carriera. Secondo turno a Wimbledon, terzo agli US Open, subito fuori a Melbourne lo scorso gennaio. Alle soglie dei 30 anni e con 14 Slam in bacheca, è chiamato all'ennesimo miracolo. «Non voglio fare confronti. Sto bene e ho giocato un paio di buoni tornei vincendo a Monte Carlo e Barcellona. Ora Djokovic non è distante». Lo zio Toni ha detto che il nipote è probabilmente il giocatore che ha vinto più partite giocando male. «Devi lottare anche nei giorni negativi - spiega Rafa - e fare tua la partita con quello che hai. I giocatori più forti arrivano in alto perché vincono senza essere al top».
LA FAMIGLIA
L'energia straripante dei 18 anni non c'è più, ma ora c'è un uomo che si racconta come mai in passato. «Da ragazzino volevo essere un atleta. Tennista o calciatore, desideravo fare quello che mi piaceva come tutti i bambini. Quando sei piccolo e ami lo sport sogni di viverlo in un modo speciale». Anche grazie a una famiglia di sportivi, dallo zio Miguel Angel, capitano del Barcellona anni 80 (ma Rafa tifa Real Madrid), allo zio-coach Toni. «Le due persone che hanno più influito nella mia vita sono mio padre Sebastian e mio zio Toni. La mia famiglia è un insostituibile punto di riferimento. E' stato bello crescere con la presenza di zii e nonni, oltre che dei miei genitori. Ora sono sempre in giro per il mondo, ma quando ritorno a Maiorca trovo il tempo di stare con i miei cugini più piccoli». Maiorca è il suo buen retiro: «E' dove vivono le persone a cui voglio bene. E amo potermi alzare la mattina e vedere il mare. Mi ricarica». Non sappiamo se tornerà ancora una volta, ancora più forte. Non c'è dubbio che ci proverà.