Svitolina, regina del Foro Italico: «Il tifo del Centrale è stato fantastico»

Svitolina
di Alfredo Spalla
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Lunedì 22 Maggio 2017, 10:30 - Ultimo aggiornamento: 13:54
Una vittoria in rimonta, fortunata, ma più che meritata per Elina Svitolina, la nuova Regina di Roma. Entrata come ottava testa di serie del torneo, non aveva catturato l’attenzione dei pronostici perché condivideva la parte bassa del tabellone con top ten come Konta, Pliskova e Muguruza. Invece, con un tennis plasmabile a ogni avversaria, è avanzata eliminando in serie Cornet, la tedesca Barthel e la ceca Pliskova, numero 3 al mondo all’inizio della settimana scorsa.

 
La semifinale le ha “regalato” un passaggio del turno agevole grazie al ritiro della Muguruza, mentre in finale si è imposta su Simona Halep, infortunatasi alla caviglia destra nel corso del match. Sì, la fortuna ha girato dalla sua parte, ma bisogna riconoscerle il merito di averci creduto fino in fondo. Sotto nel primo set (4-6), ha reagito nel secondo mostrando un tennis aggressivo e strategico (7-5) e dilagato nel terzo, 6-1, quando la Halep si è arresa al dolore, decidendo di non compromettere Parigi. All’ottavo titolo in carriera, nel 2017 si è imposta già nelle finali di Istanbul, Taipei City e Dubai. I risultati, però, non la ossessionano, come ci racconta.
Congratulazioni, Elina. È entrata nel main draw di Roma come numero 11 al mondo e ne “esce” da numero 6: come descriverebbe il suo torneo?
«Ho avuto alti e bassi, ma penso di aver espresso un buon tennis. Sono soddisfatta del modo in cui ho gestito la pressione nel corso dei match».
Qual è stata la partita più difficile degli Internazionali?
«Probabilmente la sfida contro Karolina Pliskova. Anche con la Cornet è stata dura, ma solo al tie break».
Lei ha lavorato con Gabriel Urpi, ex coach di Flavia Pennetta. Le ha raccontato qualcosa della tennista azzurra?
«Abbiamo lavorato insieme fino a Miami, ma adesso non stiamo più insieme. Ora mi alleno con Thierry Ascione e Andrew Bettles, il mio hitting partner. Mi è piaciuto lavorare con Gabriel: è stata una grande esperienza, perché lui ha lavorato con tanti campioni».
E per un periodo si è avvalsa anche della consulenza di Justine Henin, ex numero al mondo con 43 titoli Wta.
«Sì, mi ha aiutato psicologicamente oltre che tecnicamente. Abbiamo due stili differenti, ma mi è servito per correggere i miei match senza cambiare approccio. Non potrò mai giocare come lei, ma ho imparato ad adattarmi alle situazioni grazie ai suoi consigli. È stata una grande esperienza: abbiamo condiviso tante informazioni sulle sue emozioni in campo. È stato utile, ma adesso lei ha deciso di concentrarsi sulla famiglia. Non so se riprenderemo la partnership in futuro».
Ha raggiunto il suo best ranking. Quanto guarda la classifica?
«Poco. Se mostri un buon gioco, il ranking diventa una conseguenza. Il gioco dev’essere consistente e il corpo in salute: se sei al 100% per scendere in campo quasi tutte le settimane, i risultati arrivano da soli».
La sua superficie preferita?
«Mi piace la terra battuta, ma anche il cemento. Ho solo bisogno di tempo per potermi adattare. Dopo Miami, ad esempio, mi sono presa quattro settimane di stop, di cui due di completo riposo per prepararmi al meglio».
Una sua debolezza?
«Perché mai dovrei raccontarvi una mia debolezza (ride, ndr)? Forse il gelato al caramello! Scherzo, lavoro a stretto contatto con il mio team e non posso condividere molte informazioni».
È riuscita a godersi un po’ Roma?
«Poco, a dire il vero. È una città fantastica, così come il pubblico del Centrale, ma è sempre molto affollata. Io, purtroppo, devo concentrarmi sempre sul tennis e quindi tendo ad evitare situazioni stressanti nei giorni del torneo».
Come trascorre il suo tempo libero?
«Mi piace provare a recuperare le energie leggendo molti libri, soprattutto di economia».
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