Defendi, cuore di ex capitano: «Non riesco ancora a vedere la Ternana allo stadio»

Sette anni in rossoverde, ora è alla Narnese in Eccellenza: "Ma proverò a tornare al Liberati alla prossima, se le Fere non mollano e si salvano, Breda è l'uomo giusto in questo momento".

Defendi, cuore di ex capitano: «Non riesco ancora a vedere la Ternana allo stadio»
di Paolo Grassi
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Martedì 14 Novembre 2023, 01:05

La Ternana può e deve salvarsi. L'importante è lavorare duro ogni giorno e provarci in campo fino alla fine. Bisogna crederci. Come ci crede Marino Defendi. Lui, fino allo scorso anno il capitano, quest'anno non è più in organico, dopo sette lunghi anni. Niente rinnovo la scorsa estate del contratto scaduto, nuova avventura nei dilettanti con la Narnese, per un giocatore che a 38 anni ha ancora tanta voglia di giocare ed ha scelto di fermarsi a Terni. «Sono rimasto qui - dice - per scelta di cuore». La Ternana, però, gli manca. Al punto da non riuscire nemmeno ad andare allo stadio a vedrela. «Davvero, non ci riesco proprio. Il cuore ancora batte troppo forte. Però proverò a venire a vedere la partita con il Palermo dopo la sosta». Sette anni interrotti in una sola estate. «Sì, mi è dispiaciuto - confessa - ma è andata così. Sono scelte. Ci sta». Il legame con i tifosi, però, è rimasto forte. Venerdì scorso il Centro coordinamento Ternana clubs lo ha ospitato per donargli una targa in ricordo dei 7 anni di militanza. L'ha ricevuta con gli occhi lucidi di commozione. Perché Defendi, a Terni, ha vissuto ogni emozione. Ha vinto, ha perso, è retrocesso, è ripartito dalla serie C, è risalito in B nell'anno dei record con Cristiano Lucarelli, piazzando il suo zampino su quel gol alla sua ex squadra, il Bari, forse decisivo per l'esito finale di quel torneo. «Sì, tante emozioni. Me le porto tutte dentro. Anche per questo, la separazione è stata dura». Adesso, Defendi è punto di forza della Narnese, in Eccellenza. «Ho accettato la chiamata della Narnese - dice - perché è una società importante, per la categoria. Ma soprattutto, è una famiglia. Il campionato è tosto, ma possiamo dire la nostra. Abbiamo un organico importante, per la categoria e possiamo pure giocarci qualcosa in chiave promozione».

Nello spogliatoio della Ternana ha lasciato i suoi due "feticci", la fascia di capitano e la maglia numero 25.

La fascia, l'ha presa Cesar Falletti. «Cesar - dice Defendi - è la persona giusta per indossarla. Conosce Terni da tanti anni e sa cosa significa giocare nella Ternana. Meglio di chiunque altro. Può farlo capire a tutti». Il suo numero, invece, lo ha preso Jakub Labojko. «Ma i numeri e le maglie - dice - restano, mente i giocatori passano. Io, per esempio, sono contrario al ritiro di maglie e numeri. Perché magari quelle maglie possono essere uno stimolo in più per chi viene dopo, per arrivare a compiere ciò che è stato fatto da chi ha ottenuto risultati e soddisfazioni. L'importante è che, per la maglia, si metta sempre cuore e si dia tutto». La sua ex squadra è in un momento delicato, in fondo alla classifica. «Ma i ragazzi - dice - sanno bene che è importante non mollare. Con il lavoro e dando l'anima in campo, se ne può venire fuori. La strada ancora è lunga».

Ora c'è un nuovo allenatore. «A Roberto Breda mando un in bocca al lupo. Credo che sia la persona giusta per questo momento. Lucarelli? Purtroppo, è andata così. Il calcio è fatto anche di questo». Il livornese è stato uno dei dieci allenatori che ha avuto a Terni. «Ognuno di loro - dice - mi ha trasmesso qualcosa ed ha saputo farmi crescere». Marino Defendi, bandiera della Ternana dopo esserlo stato del Bari. Per chi tifava, in Ternana-Bari, visto che erano di fronte le squadre dei suoi ultimi 12 anni di carriera? «Non l'ho vista, la partita». Diplomazia di capitano. Perché capitani, poi, si resta. A Terni, come a Bari.

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