Realizzato da Caffè Borbone e Ofi a sostegno delle comunità
Kampala, 7 mag. (askanews) - Un progetto quinquennale per migliorare le competenze agricole e finanziarie di donne e giovani nello scenario della produzione di caffè in Uganda. Lo hanno lanciato nel 2022 Caffè Borbone e Ofi - Olam Food Ingredients, con l'obiettivo di migliorare la qualità dei raccolti e sostenere lo sviluppo dei piccoli produttori locali, in un'ottica di sostenibilità produttiva, ambientale e sociale. Siamo stati nei distretti di Bushenyi e Ibanda per farci raccontare come sta sviluppandosi il progetto.
"Abbiamo sviluppato un progetto in Uganda con Olam-Ofi, con cui abbiamo un rapporto pluriennale di trust e di relazione - ha spiegato ad askanews Marco Schiavon, amministratore delegato di Caffè Borbone -. Si chiama Mwanyi, che in lingua locale significa caffè".
Il progetto si struttura su tre grandi elementi: quello agronomico, per migliorare la produzione e la qualità dei raccolti; quello di cooperazione ed educazione al risparmio e alle pratiche di accesso al credito per le piccole comunità e le donne che posseggono le piantagioni e infine i giovani fino ai 24 anni, ai quali sono dedicati progetti per sviluppare competenze nell'utilizzo della chimica legata alla coltivazione di caffè e nella creazione delle cosiddette "nursery", dove si coltivano le nuove piante di caffè.
"L'Uganda, forse fra i tanti Paesi dove si fanno iniziative di questo genere - ha aggiunto Schiavon - è uno degli ultimi, nel senso che tante iniziative ci sono in Brasile, moltissime in India, tante in Vietnam: l'Africa in questo senso è un continente un po' meno prioritario. Ma lo è per noi, quindi abbiamo voluto scegliere l'Uganda come Paese nel quale intervenire".
L'Uganda è il Paese da dove arriva la qualità di caffè Robusta, di cui è il primo produttore nel continente.
"Le donne ora sono diventate sicure dal punto di vista economico - ci ha detto Dorcus una delle formatrici di Ofi specializzate negli aspetti legati al risparmio e ai finanziamenti - hanno entrate stabili, perché possono vendere il loro caffè senza che debbano intervenire gli uomini, che finora avevano controllato la loro vita".
"Essere una donna che possiede una farm - ha aggiunto una delle donne proprietarie delle piantagioni coinvolte nel progetto - ha cambiato la mia vita: perché mi permette di sostenere mio marito e la famiglia e mandare i figli a scuola, ma anche perché la piantagione adesso appartiene davvero a me".
La sensazione, arrivando nei villaggi e nelle comunità, è quella di un progetto che, pur con dimensioni relativamente limitate, con mille produttori coinvolti nell'arco dei 5 anni, rappresenta qualcosa di reale e concreto per le persone, con un impatto sociale significativo.
"Oggi - ha concluso Carlo Pesenti, consigliere delegato di Italmobiliare, che controlla il 60% del capitale sociale di Caffè Borbone - si parla di nuovi obiettivi, si parla di catena di forniture, di catena del valore ed è la ragione per cui siamo qui: parliamo di caffè, parliamo di catena di fornitura del caffè, ormai l'impresa responsabile e sostenibile non può dimenticare, non può non valutare con grande attenzione tutta la catena del valore, quindi deve presidiarla, deve capirla, conoscerla e aiutarla a crescere e svilupparsi".
E nello specifico il valore più forte è quello umano, quello dei diritti e delle opportunità per tutti.