In Grecia la fiamma olimpica brucia nel silenzio

In Grecia la fiamma olimpica brucia nel silenzio
di Gianluca Cordella
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Martedì 10 Marzo 2020, 09:30
A voler sforzarsi di guardare il bicchiere mezzo pieno si potrebbe dire che quella cerimonia, già magica ed eterea di per sé, lo sarà un pochino di più. Perché il pubblico che ogni volta arriva da tutte le parti del mondo è in realtà l’elemento “commerciale” che sminuisce la poesia del rito dell’antica Olimpia. Ma è indubbio che di questi tempi sia difficile pensare alla poesia e molto più facile vedere nei fatti l’ennesima restrizione del clima di estrema cautela imposto dal diffondersi del coronavirus. I fatti in questione sono questi: anche la celebre cerimonia di accensione della fiamma olimpica, che storicamente sancisce il via del viaggio della torcia dal cuore della Grecia, quest’anno si terrà “a porte chiuse” per evitare i contatti tra gli spettatori. L’evento, in programma dopodomani, sarà aperto a un centinaio di presenti in tutto, tra rappresentanti dei Comitati olimpici nazionali e operatori dei media. Con buona pace di tutti gli appassionati che solitamente affollano l’antica Olimpia per rivivere il rito nei luoghi dove vennero inventate le Olimpiadi nel 776 a.C..  
Da lì partirà il viaggio della torcia verso Tokyo. La prima settimana la fiamma si sposterà in Grecia percorrendo 3.200 chilometri e attraversando 31 città e 15 siti archeologici. Un centinaio i tedofori che avranno l’onore di accompagnare la fiamma olimpica nel suo incedere Poi, il 19 marzo, la torcia sarà consegnata nelle mani degli organizzatori giapponesi e comincerà ufficialmente il viaggio alla volta del Sol Levante.
SOL LEVANTE
Viaggio che sulle terraferma nipponica comincerà il 26 marzo da Fukushima, teatro del disastro nucleare seguito al terremoto del 2011 e, da lì, proseguirà attraverso le 47 prefetture del Giappone e fino a Tokyo, dove il 24 luglio si terrà la cerimonia d’inaugurazione. Decisivo sarà lo sforzo dei diecimila tedofori che, nei 121 giorni di viaggio, condurranno la torcia attraverso i luoghi simbolo del Paese, dal Monte Fuji al Peace Memorial Park di Hiroshima fino al Castello di Kumamoto.
RAFFICA DI DUBBI
Va detto, però, che il programma, al momento confermato, in realtà vacilla nel segno dell’incertezza. Al di là, infatti, dell’enigma principale - i Giochi si faranno? E, se sì, nelle date previste? Al momento però nessuno parla del contrario - ci sono una serie di dubbi legati alle strategie di contenimento dell’epidemia. Nei giorni scorsi il Ceo del comitato organizzatore, Toshiro Muto, aveva anticipato la possibilità di accorciare il percorso di viaggio e di limitare il numero dei tedofori (la torcia in fondo passa di mano in mano). Con l’effetto diretto di ridurre anche i raduni di spettatori e dunque le occasioni di proliferazione del virus. 
In fin dei conti, la torcia olimpica, questa in particolare, è simbolo di speranza. I giapponesi hanno pensato di costruirla utilizzando l’alluminio riciclato dalle case provvisorie messe a disposizione degli sfollati dopo lo tsunami del 2011. E ha la forma rigogliosa del ciliegio in fiore. Perché il Giappone, ma un po’ tutto il mondo, spera in questi Giochi che caparbiamente vanno avanti per tornare alla normalità. 
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