Milano, con il Panathinaikos manca anche il lieto fine: l'Eurolega è un flop continuo

Kuzminskas in azione
di ​Vanni Zagnoli
3 Minuti di Lettura
Venerdì 6 Aprile 2018, 00:56
L'Olimpia esce al primo turno di coppa Italia con una bella smusata, come ammetteva Simone Pianigiani. E, soprattutto, nonostante un budget da Final Four, finisce penultima in Eurolega, con 10 vittorie e 20 sconfitte, l’ultima ieri sera, contro il Panathinaikos, 95-96 all'overtime. E’ il mistero dello sport italiano, sembra l’Inter di Moratti che continuava a perdere ma all’epoca centrò calciopoli, i biancorossi mica sono penalizzati dagli arbitri. Conferma la pochezza del basket italiano, assente in 6 olimpiadi delle ultime 8, e vincente di due sole coppe in un decennio, due Eurochallenge, con la Virtus Bologna di Boniciolli e la Reggio Emilia di Menetti. La nazionale manca podi internazionali da 14 anni, dall’argento olimpico di Atene, con Recalcati, successivo al bronzo europeo di Svezia 2003, e nell’unica coppa che conta abbiamo solo Milano, per censo. Fra le migliori 16 c’è tanta Spagna, l’Italia ha solo quel posto e Giorgio Armani si stanca. Sono cambiati allenatori in sequenza, saranno mica tutti brocchi Bucchi e Scariolo, Banchi e Repesa, Pianigiani, ma poi tutti gli americani, gli azzurri, mercati da supermercato, con budget da quasi Nba, tripli rispetto alle squadre terrestri di serie A. Venezia e Avellino sono in semifinale di Fiba Eurocup, Reggio è uscita in semifinale in due gare con il Kuban, in Eurocup, dalla Champions avevamo perso subito Capo d’Orlando e poi anche Sassari, finita in Fiba assieme a Venezia e ad Avellino, ma uscita nei quarti.

In questo guazzabuglio di coppe, con 8 italiane iscritte e sperando in una finale tutta italiana - ma dalla forse 4^ coppa per importanza - c’è una certezza granitica: è assurdo che chi vince lo scudetto (Venezia) non possa giocare l’Eurolega, l’ultima fu Sassari. L’altra certezza: Milano non rende, con tutti quei lunghi e chili e talenti e panchina. Speriamo nell’anno prossimo, chissà quanti andranno via, fra americani e comunitari, fra giganti dell’est e piccoli azzurri. Perchè Abass e Pascolo, Cinciarini e Cusin magari vinceranno lo scudetto come due anni fa, a Reggio, o come 4 anni fa, con Hackhett contro l’ultima Siena, ma l’Eurolega resta il vero traguardo, molto più della Champions per la Juve. Che vanta due finali e parecchi quarti, mentre Milano esce dalla lotta già a metà stagione. Non importa se in campionato sia a 7 vittorie di fila e abbia il potenziale per stracciare Venezia in ipotetica finale o Brescia o comunque passeggiare al primo turno e magari in semifinale. Arriverà al solito il meglio dal mercato, magari De Nicolao o Filloy al posto di Cinciarini, verranno ingaggiati nuovi da Est e dall’Nba, ma quando tornerà la final 4? Siena ne conquistò due, pur i bilanci truccati da Minucci. “Lo fanno tutti”. Che porti le prove. Ecco, di sicuro non Milano, che i soldi li ha grazie al re dell’abbigliamento ma che dovrebbe spenderli meglio.

La classifica. Cska Mosca 48 punti, Fenerbahce 42, Olympiacos Pireo e Panathinaikos 38, Real Madrid 36, Zalgiris Kaunas 34, Baskonia Vitoria e Khimki 32; Maccabi Tel Avis e Unicaja Malaga 26, Brose Bamberg, Barcellona, Stella Rossa e Valencia 22, Ax Armani Milano 20, Efes Istanbul 14.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA