Italia, rabbia, invidia e rancore: Di Biagio non se li merita

Italia, rabbia, invidia e rancore: Di Biagio non se li merita
di Antonello Valentini
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Giovedì 22 Marzo 2018, 14:04 - Ultimo aggiornamento: 14:06

A Roma si chiamano rosiconi. Un misto di invidia, rabbia, rancore che non ha ancora trovato posto nel vocabolario, ma è ormai un prodotto “esportato” in tutta Italia, e non solo nel calcio. Non si spiegano diversamente le aggressioni del procuratore Mino Raiola (mister 300 milioni) e di Claudio Gentile nei confronti di Gigi Di Biagio, l’ex centrocampista di Roma e Inter, allenatore della Nazionale in attesa di giudizio, reo di aver scelto di testa sua gli Azzurri per le prossime 2 amichevoli. Nel vocabolario esiste invece la parola “cafone”: Raiola è uno di quelli che non perde occasione per confermare il suo stile. Offende impunemente la Nazionale e la Figc, passando dalle opinioni - tutte legittime - agli insulti. E negli anni ha trovato mondo di attaccare Sacchi, Abete, Sarri e anche Totti (al quale fu Balotelli a chiedere scusa). Per la mancata convocazione di Balotelli, Raiola ha finito per tracimare. Rispettare le scelte degli allenatori non vuol dire condividerle, ma l’ultima sfuriata richiama i suoi interessi professionali, cioè di procuratore dell’attaccante, da 4 anni fuori dalla Nazionale anche per certi atteggiamenti separatisti. In queste 2 amichevoli da sparring partner dopo il disastro dei Mondiali falliti, contro Argentina e Inghilterra conta più il gioco del risultato, serve verificare la stoffa di alcuni giovani, accrescerne l’esperienza internazionale con vista sugli Euro2020 e i Mondiali del Qatar. Di Biagio ha scelto questa strada, con un mix di emergenti (Pellegrini, Cutrone, Chiesa, Verdi) e di certezze (Buffon, Bonucci, Florenzi, Immobile, Parolo, Verratti) proprio per non bruciare i più giovani. E si gioca le sue carte, anche se la Nazionale sembra destinata a Roberto Mancini. Con altro stile ma la stessa virulenza, è riemerso Claudio Gentile, scaricando su Di Biagio il suo rancore per la mancata conferma all’Under 21 nel 2006. Ma fu un ricambio (con Casiraghi) e non un licenziamento, come ha verificato anche il Tribunale di Roma, al quale Gentile si era rivolto facendo causa alla Figc.
 

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