Jaiteh, dal Gambia al cuore di Mamma Lazio:
rifugiato politico con un futuro da mediano

Jaiteh, dal Gambia al cuore di Mamma Lazio: rifugiato politico con un futuro da mediano
di Emiliano Bernardini
3 Minuti di Lettura
Venerdì 3 Aprile 2015, 06:14 - Ultimo aggiornamento: 09:52
Un campo di calcio, un pallone e un sogno che diventa realtà, o quasi. Bakary Jaiteh è un ragazzo nato in Gambia nel 1999, fin da piccolo nel suo paese d'origine è proprio il calcio e la speranza di diventare un calciatore a mandarlo avanti oltre ogni avversità. Gioca per la squadra della sua città natale Njaba Kunda. Ma il destino per lui aveva in serbo ben altro. Nel 2013 arriva in Italia su uno dei tanti barconi che approdano sulle coste di Lampedusa. Le difficoltà d'inserimento, un clima ostile poi all'improvviso arriva la Lazio che decide di dargli una chance. Così da qualche mese si allena con gli allievi Nazionali biancocelesti in attesa di essere tesserato. «Sono entrato in Italia a piedi nudi, senza neanche le scarpe. Poi sono andato in una casa famiglia - racconta Jaiteh - sono arrivato qui, non è semplice vivere in queste condizioni». Impossibile non accomunare la sua storia a quella di Minala.



DAL GAMBIA A LAMPEDUSA

Un viaggio lunghissimo, sempre in bilico tra la vita e la morte con l'unica speranza di approdare in fretta a Lampedusa per continuare a vivere. Giugno 2013, sulle coste della Sicilia arriva uno dei tanti barconi che di umano hanno poco o nulla. Il confine tra restate vivi o morire è molto sottile. Su quella carretta del mare muoiono 5 profughi prima che l'intervento della Marina Militare riesca a mettere in salvo gli altri 300. Tra questi c'è proprio Bakary Jaiteh. E' un rifugiato politico del Gambia, la sua famiglia dopo accese discordie con il governo di Yahya Jammeh, che ha assunto il potere nel 1994 con un golpe, è costretta a lasciare il paese in fretta e furia. Le ingerenze governative in ogni aspetto della vita del Paese rendono impossibile la vita di chi non approva. Così con i pochi soldi che hanno si affidano a chi promette un futuro migliore. Il mare, il freddo, la paura di morire poi finalmente le luci della speranza. Bakary viene portato in uno dei tanti centri di prima accoglienza e successivamente dirottato in una casa famiglia in via salaria a Roma.



I BIANCOCELESTI

Nella casa famiglia i ragazzi organizzano spesso tornei di calcio tra di loro per ingannare il tempo. Ed è proprio in uno di questi che viene notato da Paolo Cristallini, ex giocatore del Piacenza e ora osservatore del Vicenza. Ne rimane folgorato e immediatamente avvia le pratiche per portarlo in bianco rosso. La situazione, però, non è di facile risoluzione. Serve il certificato di residenza e la carta d'identità per essere tesserati, inoltre se resta lontano dalla casa famiglia per più di due mesi poi non può più farvi rientro e garanzie di contratto non ci sono. Alla fine non se ne fa più niente. Ma il destino riserva sempre sorprese. Jaiteh dribbla tutti e segna su un campetto arrangiato, uno di quelli con i giacchetti a fare da porte. A guardarlo c'è Paolo Figura, uno scout della Lazio. Non si fa sfuggire l'occasione e grazie anche al suo agente Riccardo Badia, lo porta a fare un provino in biancoceleste. È un mediano molto dotato dal punto di vista fisico e atletico, struttura longilinea da potenziare, in possesso di un'ottima tecnica di base: «Alcuni dicono che assomiglio a Yaya Tourè, altri a Paul Pogba (ride, ndr)». «È un giovane molto interessante, ha un bel carattere che l'ha portato a familiarizzare con tutti, è dotato di un buon tocco di palla e d'intensità» spiega il Generale Giulio Coletta, responsabile del settore giovanile della Lazio. Il ragazzo ora è in attesa della carta d'identità, poi sarà pronto a firmare un contratto con la Lazio. L'idea è quello di farlo giocare per un anno con gli allievi Nazionali per poi traghettarlo subito nella Primavera di Simone Inzaghi.