I MOTIVI
E così, mentre la Juve si rigira nemmeno troppo segretamente nella mente l’idea di centrare nel 2021 il capolavoro del decimo scudetto di fila, oggi il campionato ha deciso di seguire rotte differenti rispetto al passato. A guardar bene tra le pieghe dei risultati, d’altronde, si scopre che lentamente va scomparendo il pareggio. Quasi non servisse più. Spiegano i numeri che nelle 79 partite giocate finora i punteggi di parità sono stati appena 14 (il 17 per cento); e gli 0-0 soltanto quattro, caduti nelle sfide Frosinone-Bologna, Chievo-Empoli, Atalanta-Torino e Cagliari-Sampdoria. Quattro su 79. Nella stagione scorsa, al chiudersi dell’ottavo turno, i pareggi erano stati 16; quelli senza gol, cinque. Insomma, nel tempo, dev’essere intervenuta una qualche mutazione che ha portato le squadre più a virare verso la ricerca della vittoria che non a tentare di gestire un punto. Ed è ovvio che precipitarsi alla cieca verso il successo accresca i rischi di una sconfitta. È uno schema, un riflesso logico: non accontentandosi del pari, si vola all’attacco, correndo il pericolo di esporsi. E di perdere. Del resto bisogna dire che se poi gli avversari conoscono soltanto il passo (fisso) dei tre punti, raccoglierne uno solo equivale a non conquistarne nessuno. Tanto che i gol piovono e ticchettano sul tetto del nostro campionato: dall’avvio del torneo ne sono fluiti 206, al ritmo di 2,61 reti per gara. Giusto per avere un’idea, la media relativa a tutta la passata stagione è stata di 2,68 gol a partita. Se non altro ci si diverte ancora ad ammirare la bellezza dei gesti.
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