Lazio, Inzaghi mette tutti sull'attenti: «Basta cali di tensione»

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di Alberto Abbate
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Martedì 21 Agosto 2018, 07:30
Tiene tutti a rapporto, compreso se stesso. Inzaghi deve subito fare i conti col primo ko all’esordio. Non fa drammi, già aveva maledetto il calendario e l’urna perché ad Auronzo aveva studiato una preparazione per trovare più in là la forma. Dunque, la sconfitta col Napoli era pure preventivabile, ma nel discorso fermo alla squadra dice che non tollererà un altro crollo così dopo il gol d’Immobile: «Non dobbiamo mai più fermarci al primo vantaggio, sopratutto con le grandi». La Lazio gioca mezz’ora e poi, forse pesante di gambe e pure di testa, dimentica i dettami impartiti in difesa a Marienfeld. Insomma sembra non esserci nulla di nuovo sotto il tetto, eppure cancellare i black out dell’anno scorso era il primo obiettivo nel cassetto.
 
Il tecnico c’aveva lavorato tutto agosto sui tagli di Callejon e Insigne, nell’ultima settimana aveva pure deciso di non bruciare la new entry Durmisi e di schierare Caceres sulla fascia sinistra – al posto dello squalificato Lulic - per contenere lo spagnolo: mossa in parte riuscita sino alla beffa. E a destra che dire di Marusic, Luis Felipe e poi Bastos (comunque il migliore), irrisi dallo scugnizzo Insigne non solo in occasione delle due reti. Alla fine travolto nel disastro pure Acerbi al centro (si perde Milik) dopo una prova pazzesca. Applausi comunque per lui, Olimpico in piedi per un paio d’interventi e il lancio per Immobile alla Bonucci. Addirittura la Lazio poteva pareggiare (incrocio pieno nel recupero) perché lui non voleva proprio mollare.

I NUOVI
Si è allenato da solo pure a giugno e luglio, Acerbi è al top e al debutto mostra persino più grinta e dedizione del predecessore de Vrij. Questo è lo spirito e la cattiveria che Inzaghi ha invocato per la Juve ieri a Formello: «Siamo forti e dobbiamo credere in noi stessi perché possiamo fare bene contro chiunque, ma dobbiamo farlo senza paura e con la fame che ci ha sempre contraddistinto». Già, perché non gli è proprio andato giù che siano stati i nuovi, oltre Immobile, a dare l’esempio. Il centrale e Badelj – sin quando ha retto – hanno guidato i compagni e sono stati i migliori in campo. Irriconoscibili Milinkovic e Luis Alberto, risentito perché convinto che la sua brutta prestazione dipenda solo dall’infortunio e dalla forma, non certo dal suo mancato trasferimento a Siviglia. Se lo augura tutto lo staff tecnico che né lui né Sergej – spesso all’inizio per la struttura fisica in ritardo di condizione - si siano montati la testa. Perché questa squadra non può prescindere dalle loro gesta.

IL MERCATO
Non se la prende solo coi suoi uomini, Inzaghi. Perché in fondo deve fare pure i conti con se stesso: l’anno scorso – tranne nel finale – azzeccava sempre le sostituzioni, da sabato sera tutti si chiedono perché in svantaggio abbia fatto entrare Cataldi, mai davvero considerato. Qualcuno c’intravede già una bocciatura di Caicedo e quindi una provocazione per l’assenza in attacco (ora si parla dello svincolato Borriello e per giugno di Ramsey, ma la società smentisce) di mercato. Eppure mai come stavolta Simoncino quasi in toto (Gomez a parte, ieri autore di una doppietta e due assist) l’ha avallato.
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