BRACCIO DI FERRO
Niente, Keita rimane a Barcellona: «Secondo il contratto collettivo, le sanzioni disciplinari sono rimesse alla società, il calciatore può impugnarle di fronte al collegio arbitrale. Sinora parliamo solo di una multa, ma se l’assenza dovesse prolungarsi ancora, la Lazio potrebbe proporre al collegio la sospensione non solo dell’attività – spiega l’avvocato Gentile - ma anche dello stipendio. E poi sarebbero problemi del giocatore...». Che spera dal canto suo comunque in un aiuto della Juve: da Torino parlano di un nuovo tentativo decisivo entro dopodomani, che potrebbe “libererarlo” dalle catene biancocelesti, ma Marotta non sembra aver fretta: «Mancano ancora 15 giorni alla fine del mercato e non faremo follie».
LA TATTICA
La tattica di Keita e Calenda è fare ostruzionismo e spingere la Lazio ad accettare le cifre bianconere (15 milioni più 5 di bonus) oppure riuscire a ottenere (ma chissà poi come) la risoluzione anticipata del contratto in scadenza nel 2018. E come se sotto i tacchetti del senegalese stessero un po’ traballando le certezze dell’accordo segreto con la Juve anche a giugno oppure stesse crescendo il terrore di un anno in tribuna. Ma Lotito difficilmente si farà ricattare così né s’intimidirà certo di fronte a una ventilata causa, al momento senza neanche troppi fondamenti: «Qui è assurdo parlare eventualmente di mobbing. Ci devono essere atti persecutori ripetitivi per rientrare nel caso – chiosa il legale del club biancoceleste – e invece la non convocazione di Keita è assolutamente giustificata da una scelta tecnica di Inzaghi. Siamo al di fuori di tutto ciò di cui parla Calenda». In ogni caso, se le posizioni rimanessero queste, la battaglia legale sarà assicurata. E il rischio quello di non veder mai i 30 milioni richiesti, ma forse nemmeno le briciole per una questione di principio. E, senza i soldi, nemmeno un degno erede per continuare a far festa. Chissà poi se Inzaghi non convocherebbe ancora Keita per la testa. Lotito è furioso, al momento preferirebbe rinunciare al portafoglio, ma non al suo orgoglio.
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