Lazio, Milinkovic guida l’anima biancoceleste

Brilla di una luce abbagliante. Quella che sanno sprigionare solo i
grandi campioni. Inutile negarlo: Milinkovic è consapevole
della sua forza e non fa niente per nasconderlo. Anzi. In campo
guarda tutti dall’alto in basso, con quella spocchia che fa
avvelenare l’avversario e fomentare chi tifa per lui. Basta
notare i calci che prende durante tutta la partita per capirlo.
Fazio lo malmena, Manolas idem. Quando s’infiamma è
necessario usare le cattive. Tacco, suola e colpi di luce. Inizia
in sordina facendo disperare un po’ Inzaghi. Perde quasi
tutti i duelli aerei con i giocatori giallorossi. Sembra svogliato.
Poi all’improvviso ecco quei lampi di classe cristallina che
fanno spellare le mani. Stupenda la palla che serve di prima a
Parolo. Peccato che il centrocampista laziale provi un tiro di
prima quasi impossibile. Sergej lo guarda e sembra quasi
spiegargli: «Stoppala di destro e calciala di
sinistro». Gioca in un ruolo a metà tra il
trequartista aggiunto e la mezzala pura. Insomma mena e inventa. Sa
fare tutto e per questo Simone gli concede la briglia larga.
Arginare la sua “strafottenza” sarebbe criminale.
Milinkovic è così: prendere o lasciare. Mezza Europa
lo corteggia lui ammicca ma ribadisce che la Lazio è casa
sua. Ora ne ha presa una nuova in zona Cortina d’Ampezzo
così domina tutti dall’alto. Come piace a lui.
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