DIFFERENZA
Rinato e confortato stavolta dall’abbraccio d’Inzaghi e di tutto l’Olimpico. Perché, quando gioca così, è impossibile non amarlo. Felipe fa la differenza con accelerate e giocate da urlo, galvanizzato torna quello che regalò già una volta alla Lazio il terzo posto. Quattro gol e quattro assist in 646’ a questo punto della stagione, appena uno in meno del 2015 quando a marzo rimise il turbo per la Champions collezionando al fotofinish 10 reti e 11 passaggi gol. Il brasiliano ora è già a un centro dallo score realizzativo totale dell’ultima annata, quando Inzaghi lo aveva spostato sulla fascia: 13 assist per il quinto posto, ma il morale ne aveva risentito. Felipe in estate aveva chiesto e ottenuto dal mister di giocare più vicino alla porta: lì, prima con l’Udinese – appena rientrato dal lungo infortunio – e poi con lo Steaua, ha dimostrato di non essere soltanto un’arma di scorta. Per questo non gli è andata giù né l’esclusione a Milano in campionato né quella successiva col Genoa dove – al primo rimprovero - è esploso in un vittimismo esasperato. ora è tutto alle spalle.
COMPLESSO
Non solo da Inzaghi, si sentiva tradito pure da Immobile, Felipe. A luglio Ciro lo considerava il suo partner ideale. Il tradimento con Luis Alberto, Anderson l’ha vissuto proprio male. Ma la verità è che il brasiliano appena vive un minimo ballottaggio, rischia sempre l’autosabotaggio. A quasi 25 anni deve superare questo complesso, altrimenti non farà solo danno alla Lazio, ma anche e soprattutto al suo talento. Dunque a se stesso.
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