NESSUN BLUFF
«Non sono un mago». La sincerità di Mancini in Aula Magna, davanti al vicecommissario Costacurta, è da apprezzare. Meglio giocare con le carte scoperte. «In passato qui abbiamo vissuto nell’abbondanza. Ma io sono fiducioso: questi ragazzi col tempo possono far bene e aiutare la Nazionale. Sono giovani. Miglioreranno e cresceranno. Il lavoro sarà più faticoso di qualche anno fa. Devono fare esperienza, alcuni non hanno mai giocato le coppe europee. Non basteranno tre, quattro, cinque partite. L’Italia, però, è sempre riuscita a schierare talenti. E le vittorie sono arrivate quando magari nessuno se lo aspettava. Altre nazionali sono state nella stessa nostra situazione e in un paio di stagioni si sono riprese. Adesso non possiamo nemmeno contare su un blocco Juve o Milan. Sarebbe stato più semplice. Mi devo sbrigare, insomma, ad amalgamare i giocatori». Si fa forza: «Con la Figc commissariata è stato vinto il mondiale».
VALUTAZIONE IN CORSO
Non ci sono i comandamenti del ct. Che, però, avverte il gruppo e Balotelli. «Qui ci sono soprattutto giovani, ma noi siamo di esempio per altre persone, a cominciare dai bambini. Tutti possiamo sbagliare, ma bisogna comportarsi bene, nel miglior modo possibile». Perde, intanto, un convocato dietro l’altro. Dopo Emerson, Marchisio e Bernardeschi, si è arreso Immobile. La stanchezza di fino stagione allarma Mancini: «Ai giocatori ho detto: avvertitemi in tempo, se non vi sentite bene. Non voglio far correre rischi a nessuno. La rotazione nelle tre amichevoli sarà totale. E arriverà qualcuno dall’Under 21 la prossima settimana: i giovani devono giocare proprio partite come quelle contro la Francia e l’Olanda». Ancora non c’è il portiere titolare. Donnarumma, Perin e Sirigu si giocheranno il posto nei 3 test. «Devo conoscerli meglio, sono ottimi portieri e manca anche qualcun altro». Florenzi torna da centrocampista. «Lo provo lì. Fa gol, ha corsa e qualità. Da terzino resta una sicurezza».
NESSUN ADDIO
Racconta la telefonata con Buffon: «Ho parlato con Gigi e mi ha spiegato che vuole continuare a giocare. E io ho rispettato il suo desiderio». Il capitano, dunque, non esce di scena. E non saluterà a Torino, né in campo né dalla tribuna, il 4 giugno contro l’Olanda. Mancini ne approfitta per chiarire che «i calciatori forti e in condizione possono essere chiamati». Il riferimento è a De Rossi. «La porta non è chiusa per nessuno. E, magari tra otto mesi, potrebbero esserci partite importanti... Io, comunque, devo programmare il biennio». Verso Euro 2020.
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