Mondiali, in Russia la qualità va di corsa

Mondiali, in Russia la qualità va di corsa
di Ugo Trani
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Lunedì 25 Giugno 2018, 07:30
Il Belgio, la Croazia, la Francia, l’Inghilterra e la Russia, passerella in ordine alfabetico, tentano il ribaltone mondiale. E con loro Ronaldo che, da solo, tiene in corsa il Portogallo campione d’Europa.
 


Manca ancora l’ultimo turno di ogni gruppo, ma la situazione è chiara. Chi non è partito in prima fila, ha sorpreso le favorite e si è piazzato per ora davanti. Ha staccato le big, qualcuna sicuramente in letargo e quindi pronta a risvegliarsi in tempo per la volata, altre in crisi e a forte rischio eliminazione. Solo la Spagna, tra le migliori, dovrebbe comunque cavarsela. L’Europa, a parte il crollo della Polonia, rappresenta in questo momento il top: nessuno, sul pianeta, si offenda. Soprattutto in Sudamerica, dove sventola solo la bandiera dell’Uruguay. Il Brasile barcolla e chissà se cade o si riprende. L’Argentina, spaccata alla meta e ultima nel gruppo D, riemerge in tempo solo battando la Nigeria. Diversa la posizione della Germania campione in carica, comunque preoccupata di poter vivere la sua Corea: usurata e stanca, dovrebbe però andare avanti per inerzia e perché il gruppo F è davvero modesto. Sempre buio il cielo di Mosca e dintorni: stelle spente o cadenti. Come Neymar e ancor di più Messi. Che hanno pedalato controvento nei primi 10 giorni della competizione. Sul ring i muscoli hanno steso i solisti. Non solo quelli del Senegal e della Nigeria.

NUOVO TREND
La corsa pesa più del gioco. La Russia fatta in casa è l’esempio di come si fa a essere protagonisti in questo mondiale. Se poi c’è pure qualità, si va a dama, almeno nella prima fase. Il Belgio è la nazionale più attrezzata: ha talenti per tutti i gusti. Piedi, centimetri, idee, quadricipiti e bicipiti. Hazard non deve fare il Messi, perchè c’è anche De Bruyne da marcare e Mertens da rincorrere. Il quadro è d’autore con Courtois in porta e con Lukaku che fa a spallate per i compagni e per i gol. La Croazia è quello che non sarà mai il Brasile di oggi. Perché la tecnica, catalizzata nel genio di Modric, fa la squadra. Il coro che non stona e che sa anche alzare la voce quando c’è da mettere paura all’avversario. Mandzukic il simbolo: basta la parola o semplicemente la presenza. Raffinati e affamati, pure maturi: quel gruppo ha fatto il pieno prima di iniziare l’avventura. L’Inghilterra giustamente si candida. Kane, capocannoniere con 5 reti, è il centravanti più completo di questa favola, con il vantaggio di non avere bisogno che gli altri giochino per lui. Il calcio di Sua Maestà esporta quello di Guardiola e di Pochettino. I blocchi di partenza, quelli del City e del Tottenham, possono diventare d’arrivo. Bella a vedersi, sa sfruttare il piano A come quello B: palla a terra con Alli e Sterling o con Rashford e Lingard, la contraerea con Stones e Maguire. Henderson in regia è più che affidabile. La Francia è in fiore e quindi da scoprire. Ricca negli interpreti e nelle opzioni. Pogba monta e chi gli sta accanto se ne accorge. A cominciare dagli attaccanti che sono in abbondanza: Mbappè, Griezmann, Dembelè e Giroud. Alle assenze eccellenti non pensa più nessuno. Solo il Portogallo, tra le 6 pretendenti (non annunciate) al trono, cerca ancora il timbro per la qualificazione. Ma con Ronaldo dovrebbe sbarcare agli ottavi. Cristiano è l’unico che finora si comporta da Fenomeno: Neymar e Messi soffrono e sbandano solo a sentirlo nominare. La Spagna, invece, è già sbocciata nel gioco: nessun trauma per il cambio di ct al fotofinish. E con Diego Costa che, in area, lascia il segno.

MINACCE DI MORTE A DURMAZ
Il Brasile si sente ancora favorito. Ma l’anarchia lo frena. Ognuno gioca per conto suo. E Neymar lo fa senza essere in forma. L’Argentina prova, invece, a cambiare rotta con l’ammutinamento. Ma dando solo la palla a Messi è come se rinunciasse agli altri. Tiene, invece, la Germania, lenta e scontata. E senza finalizzatore scelto. Ma esperta quando c’è da fare sul serio. Chiedere alla Svezia. Che reagisce alle offese razziste (e minacce di morte) dei tifosi a Durmaz (dal suo fallo, la punizione e il tiro da 3 punti di Kroos).
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