L’ANNUNCIO
Puliti o sporchi, i panni si lavano in famiglia: «Mio figlio Luigi si occuperà del Bari, l’ho convinto dopo giorni di chiamate e discussioni perché non si era mai interessato al calcio finora. Una cosa è certa, il Bari non sarà un’appendice del Napoli, ma procederà per conto proprio e con le proprie forze», si affretta a sottolineare, nella conferenza di presentazione, Aurelio De Laurentiis, alla presenza del sindaco di Bari, Antonio Decaro. E aggiunge: «Questa società ha una storia di ben 110 anni: dobbiamo fare una cavalcata rapidissima per cercare di tornare in Serie A e poi modificare le regole che non permettono di avere due squadre nella stessa serie. Cambiamenti che ora sembrano impossibili, ma in futuro dovranno essere la normalità. Una nostra risalita mette in crisi una possibile discesa di alcuni e cercheremo di lottare per questi cambiamenti perché io sono un guerriero». In realtà, non meno testardo Lotito, lotta col cognato Mezzaroma contro l’articolo 16 bis delle Noif da quando prese la Salernitana. Alla fine dall’ex presidente del Coni Petrucci riuscì a ottenere, sulla doppia proprietà di società professionistiche, solo una deroga.
I PRECEDENTI
De Laurentiis oggi come Lotito e Pozzo (multiproprietà tra Italia, Inghilterra e Spagna per il patron dell’Udinese); Gaucci (Perugia e Catania) e Sensi (Roma e Palermo) prima ancora. A Napoli la contestazione comunque non lo logora: «Non solo il Bari ma anche altre società... Basta che vai via dalla nostra città», uno degli striscioni apparsi sul lungomare Caracciolo. Il capo della Filmauro risponde: «Ho pagato parecchi soldi per fare un’indagine sulla tifoseria del Napoli, ed è risultato che oltre 40 milioni di persone tifano Napoli come prima squadra, mentre sono oltre 120 milioni quelli che lo tifano come seconda squadra. E allora non mi posso preoccupare solo dei pochi dissidenti che vengono allo stadio e che hanno un concetto antico di possesso del club». In effetti una volta i magnati (Berlusconi, Moratti, Agnelli) decidevano di far grandi solo le loro squadre del cuore, adesso per far quadrare conti e altri interessi si servono sempre più spesso dei satelliti. Il rischio è che così in Italia non emergano mai davvero giovani talenti, se non per caso in una finale Under 19 europea. Le seconde squadre delle big dovevano (o dovranno) servire proprio a questo, oltre a eliminare il tappo che spesso non fa mai più riemergere le sorelle cadute in rovina e rilevate successivamente. Già perché Napoli e Bari, Lazio e Salernitana al momento non potranno mai incontrarsi in Serie A. Ma poi, al di là della rarità, crollerebbe il conflitto in Coppa Italia?
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