Sarri, davanti ai microfoni non c'è mai limite al peggio

Sarri, davanti ai microfoni non c'è mai limite al peggio
di Mimmo Ferretti
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Martedì 13 Marzo 2018, 12:49
Maurizio Sarri è un bravissimo allenatore (anche se in carriera non ha ancora vinto nulla, tranne una Coppa Italia di serie D con il Sansovino, quindici anni fa) e un pessimo comunicatore. E questo, nel calcio attuale, non è un difetto da poco. Perché quello che viene detto in pubblico, e soprattutto come viene esternato, va a pesare sistematicamente sul giudizio complessivo del professionista. La risatina di domenica sera a Milano, quella che ha accompagnato la risposta ad una domanda di una cronista di Napoli («Sei una donna, sei carina... non ti mando a fare in culo per questi due motivi»), dà la misura esatta di quanto Sarri non abbia capito nulla di cosa significhi essere un comunicatore, un personaggio pubblico, oltre che l'allenatore di una società impegnata a vincere lo scudetto. La sua era solo una battuta mal riuscita, è stato commentato; lui non voleva assolutamente offenderla, è stato aggiunto. Chi esclude la maleducazione, deve dare fatalmente spazio alla mal-comunicazione. Chi tende ad eliminare la matrice sessista della faccenda, non può dimenticare quanto accaduto un paio di anni fa quando il tecnico del Napoli, in versione omofoba, diede del frocio a Roberto Mancini, suo collega/rivale sulla panchina dell'Inter. Qualcuno provò (e ci sta provando anche adesso) a riportare il tutto allo stress da gara, all'adrenalina incontrollabile e tutte queste cose qui. Per noi, ferma restando qualsiasi attenuante, resta di base una cattiva educazione.

IL BON TON
Qui, per carità, non si vogliono dare giudizi sull'uomo Sarri, ma il personaggio Sarri merita un'attenzione critica legata direttamente al suo ruolo. Da sempre, ad esempio, lui ha scelto un basso profilo nel parlare della propria squadra, respingendo qualsiasi pronostico per la vittoria finale pur avendo ricevuto da mezza Europa attestati sconfinati di stima per il gioco espresso dal Napoli. Ha spesso e volentieri gridato al complotto della Lega per un calendario, a suo dire, artatamente complicato; ha visto nemici anche là dove non c'erano; si è sentito accerchiato e attaccato dando, in realtà, la sensazione di volersi creare costantemente un alibi per un eventuale insuccesso. Ognuno, sia chiaro, è libero di programmare il proprio lavoro come meglio crede, ma poi deve esser capace di non cedere mai alla tentazione di scaricare altrove le proprie responsabilità. Non c'è club al mondo che baratterebbe la vittoria di un campionato con un allenatore politicamente corretto sempre e comunque. Il risultato innanzi tutto, giusto? Ma le cadute di stile di Sarri fanno più male a Sarri stesso che al Napoli. Nessuno pretende che un allenatore di calcio sia anche un premio Nobel di Bon Ton, però un pizzico di classe in più non guasterebbe. E il discorso non vale solo per Sarri, ma anche per tutti gli addetti ai lavori dell'universo calcio. Compresi quegli spettatori nella platea della sala-stampa di Milano che, domenica sera, si sono fatti due risate alla faccia della loro collega.
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