Restaurazione giallorossa: Di Francesco ha cambiato la Roma in 3 mesi e mezzo

Di Francesco
di Ugo Trani
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Giovedì 7 Dicembre 2017, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 10:52

È solo l’alba della restaurazione giallorossa. Ma la Roma, guardando l’Europa, scopre di aver rovesciato in 3 mesi e mezzo il suo mondo, cancellando ogni perplessità dopo l’addio di Spalletti.

 

L’evoluzione è evidente in Champions, dove ha raggiunto il risultato inizialmente ritenuto impensabile, cioè il 1° posto nel gruppo più competitivo della fase a gironi, lasciandosi alle spalle il Chelsea e l’Atletico. Il debuttante davanti a Conte e Simeone. Il percorso in coppa è per ora migliore di quello in campionato. Il copione di Di Francesco, però, è lo stesso anche in Italia: dal 20 agosto sembra ormai chiaro a ogni interprete. Che sa come comportarsi, in allenamento prima che in campo. Con la nuova Regola, semplice da sintetizzare: 1) il collettivo è la priorità; 2) il gioco rappresenta la mentalità; 3) il singolo diventa l’arricchimento.

SALTO IN ALTO
«Il 24 agosto abbiamo scelto di avere rispetto ma non timore. Il 5 dicembre abbiamo festeggiato in campo, con i nostri tifosi, il primo posto. Grazie per il sostegno, è solo un passo, non accontentiamoci! Forza Roma!». Il tweet di Eusebio è significativo. Il club giallorosso, dopo 2 anni, è di nuovo tra i migliori 16 d’Europa. Ma proprio il tecnico sa che questo è solo lo step iniziale per il suo gruppo. Che, però, non si spaventa. L’atteggiamento resta quello. Unico. Contro i campioni d’Inghilterra e l’ultima della serie A. Invasione della metà campo avversaria, baricentro avanzato e pressing offensivo chiamato dal tridente e spinto dalle mezzali. L’equilibrio nasce dal lavoro di squadra. Si attacca sempre per difendersi meglio: slogan certificato dai 10 clean sheet in 20 partite. E solo in 3, sempre all’Olimpico, parziale black out nell’atteggiamento: metà ripresa contro l’Inter, il secondo tempo contro l’Atletico all’andata e il primo contro il Napoli. L’ultimo corto circuito, dunque, il 14 ottobre: mezza partita di timidezza contro i trapezisti di Sarri. Il 18 ottobre, invece, l’esame di maturità a Stamford Bridge: promozione a pieni voti davanti a Chelsea, pur con qualche errore individuale che ha permesso ai Blues di segnare 3 gol. 

GESTIONE SOLARE
Di Francesco è diretto. Non usa scorciatoie. Dice in faccia quello che pensa. Non divide, però, la squadra in titolari e riserve. Da quando c’è lui a Trigoria, la Roma è una. Il coinvolgimento è di gruppo, confermato dai 23 giocatori utilizzati. Li valuta in allenamento. Fisicamente e tatticamente più che tecnicamente. Ecco perché non guarda in faccia nessuno quando deve scegliere. E non si piega certo davanti alla perplessità di qualche interprete. È stato convincente anche nei momenti cruciali. Ormai c’è condivisione dentro lo spogliatoio. Il gruppo lo segue perché crede nel suo metodo.

RAMPA DI LANCIO
A parte Karsdorp (convalescente dopo il 2° intervento al ginocchio) e Luca Pellegrini (operato nuovamente ieri: frattura della rotula sinistra), la rosa fiorirà nelle prossime settimane.

Emerson entrerà nella nuova lista Uefa e quindi sarà disponibile per far riposare Kolarov, spesso l’unico nuovo acquisto nella formazione titolare. Eusebio presto lancerà pure Schick, mai schierato in Champions. Come Moreno, Under e gli stessi Karsdorp ed Emerson. Numericamente la Roma è quasi a posto. Monchi si prepara ad annunciare il rinnovo di Perotti fino al 2021 e fa sapere che «gennaio è ancora lontano». Scambio o investimento, il mercato al momento può attendere. Ma non è chiuso per questa Roma.

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