Roma-Napoli, un Rocchi così l'Aia e la serie A non possono perderlo: Nicchi ci pensi

Roma-Napoli, un Rocchi così l'Aia e la serie A non possono perderlo: Nicchi ci pensi
di Roberto Avantaggiato
3 Minuti di Lettura
Sabato 2 Novembre 2019, 17:32 - Ultimo aggiornamento: 20:14
Chissà se La Penna e Doveri, curiosamente entrambi romani, riusciranno nelle prossime ore a confermare l’immagine ottima che Gianluca Rocchi ha fornito della classe arbitrale. E della quale se ne sentiva davvero il bisogno, dopo i disastri del turno infrasettimanale. Dirigere Roma-Napoli, ossia le due squadre che più di altre erano state danneggiate da Giacomelli e Irrati mercoledì scorso, era tutt’altro che facile. Anzi, era davvero difficile, e solo un arbitro come Rocchi poteva riuscirci. Con l’aiuto (prezioso) del Var Aureliano, un arbitro che magari non sarà di prima fascia nelle idee del designatore, ma che ha dimostrato di saperci stare davanti al Var. Più di due “anziani” come Mazzoleni e Banti, che in fatto di esperienza ne hanno da vendere ma in quanto a capacità da varisti devono ancora farsi le ossa.

Aureliano ha richiamato Rocchi (e se non hai personalità non lo fai con il miglior arbitro italiano, il “tuo” rappresentante, un’icona dentro l’Aia) per fargli assegnare un calcio di rigore. Una segnalazione che il toscano ha accettato senza problemi, senza condizionamenti o “puzza sotto il naso” come invece avviene per altri suoi colleghi. Da arbitro, ha valutato quello che Aureliano gli indicava e ha deciso per il giusto: calcio di rigore. E qui, né De Laurentiis e nessun altro del Napoli ha potuto dire nulla.

Rocchi ha avuto anche il coraggio (o forse solo la capacità, perché il coraggio è altro…) di fermare il gioco quando dagli spalti dell’Olimpico di Roma si levavano cori di discriminazione territoriale. Lo ha fatto seguendo quell’iter che, anche in questo caso, altri non sembrano in grado di appplicare (vero Mazzoleni?). Prima l’annuncio, poi lo stop al gioco e il concentramento delle squadre nel cerchio di metà campo. Un comportamento esemplare, che dovrebbe essere portato in aula nelle scuole arbitrali, non solo di Coverciano ma anche delle sezioni.

Rocchi, con la direzione di Roma-Napoli ha dunque dato una grossa mano a Rizzoli e Nicchi, rispettivamente designatore e presidente dell’Aia, finiti nell’occhio del ciclone per il declino intrapreso dalla classe arbitrale in questa terza stagione con il Var. Rocchi ha dato loro una mano, una grossa mano,  nonostante a fine stagione l’Aia voglia mandarlo in pensione anche davanti ai “suggerimenti” dell’Uefa, che ha chiesto di assegnargli un altro anno di deroga in Italia, in modo da poterlo aver nei ranghi internazionali nel Mondiale 2020, insieme al già designato Orsato.

Ad oggi, però, Rocchi smetterà a fine stagione (sta arbitrando già in deroga) perché il suo posto in ambito internazionale è già stato “riciclato” dall’Aia, che ha indicato in Maresca il direttore di gara per fargli prendere il patentino di internazionale. Una situazione grottesca, nella quale i meriti vengono scavalcati da altre considerazioni che con il campo probabilmente non hanno niente a che fare. Il Rocchi visto all’Olimpico, però, non può essere messo da parte. Rizzoli, e soprattutto l’Aia, ne hanno bisogno, perché con gli ex enfant prodige (Massa, Fabbri, Abisso e Giacomelli) persi nel mare della mediocrità, con gli affidabili (Irrati, Calvarese e Valeri) sul viale del tramonto e le nuove leve che faticano a emergere (anche per un’assurda limitazione nel numero dei cambi tra Can A e B) vedere Rocchi, che non va dimenticato è quello che dopo i disastri di Juventus-Roma ammise i propri errori, uscire dalla porta principale sarebbe un delitto.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA