Roma, dal ruolo alla personalità: Pellegrini involuto, il dibattito è aperto

Lorenzo Pellegrini
di Alessandro Angeloni
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Lunedì 17 Febbraio 2020, 09:30
Lorenzo, perché non sei più Magnifico? Se lo chiedono i tifosi, che non gli riportano certo tenerezze in questa fase, anzi pensano bene di insultarlo, ma tanto ormai fa parte della normalità. Magari hanno ragione: Pellegrini non sta giocando bene, l’anno che doveva portarlo in pompa magna all’Europeo è cominciato come peggio non si poteva. L’unico expolit in Coppa Italia, a Parma, con quella doppietta che sembrava l’inizio della resurrezione, sua e della Roma. Poi, niente: anche un’espulsione, cosa non da lui, con il Sassuolo a Reggio Emilia. Resettiamo. Che succede? Forse si è abbattuta su di lui la maledizione del romanismo post Totti, ovvero quella che ha colpito l’ultimo De Rossi, poi Florenzi. Eppure proprio l’ex Capitano lo aveva eletto come suo erede, vedendolo con tanto di fascia al braccio, che per la prima volta ha indossato a San siro contro l’Inter. Ma no, forse non è quello, non crediamo alle streghe. Diciamo che in questo momento Pellegrini non è al meglio e fisicamente e psicologicamente: paga il momentaccio della Roma, cominciato proprio a gennaio, con quella sfida con il Torino. In tanti si aspettano proprio da lui la zampata del campione, quello che con una giocata nasconde il problema. Ora, niente, non gli viene. E le sue prestazioni sono spesso anonime, altre volte decisamente negative, vedi l’ultima con l’Atalanta (ha giocato 52 palloni, di cui solo 24 sono diventati passaggi riusciti), con errori non da lui. C’è poi la questione del ruolo. Il trequartista. 
PROFETA IN PATRIA
A Lorenzo piace giocare lì ed effettivamente i numeri dicono che può farlo. I nove assist sono lì a dimostrarlo. Alla tabella mancano i gol che un giocatore della sua classe e in quella posizione deve portare. Uno solo (in campionato a Firenze, tre in totale contando la Coppa Italia), poco. E lo sa anche lui. La Roma manca in fase offensiva, e certe sua giocate finiscono nel vuoto. Se poi quei colpi non li esibisce, il buio diventa pesto. Certo, oggi non è corretto gettare tutte le responsabilità su questo ragazzo, ma come sempre succede in questi casi, qualcuno esagera, dandogli - nel migliore dei casi - del sopravvalutato. Di Francesco lo aveva imposto come mezz’ala nel Sassuolo, trasformandolo poi in trequartista nel derby dello scorso anno, oggi si sente la necessità di riportarlo a fare la mezz’ala, ma il calcio di Fonseca non lo prevede. Il tecnico portoghese aveva inizialmente provato a metterlo in mediana, ma la squadra aveva l’equilibrio di un elefante sul filo di una ragnatela e lo ha riportato alle spalle di Dzeko. L’infortunio di settembre lo ha portato via dal campo per un paio di mesi, il rientro è stato scoppiettante, da Magnifico. Ora la Roma, e l’Italia, hanno bisogno di lui, e lui non c’è. Dovrà svegliarsi, per forza. 
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