Roma, infortuni e impegni ravvicinati: è il momento delle alternative

Roma, infortuni e impegni ravvicinati: è il momento delle alternative
di Alessandro Angeloni
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Martedì 18 Ottobre 2016, 09:16 - Ultimo aggiornamento: 09:21
ROMA Guarda Federico Fazio: arriva a Roma come quarto, diventa un primo. Guarda Gerson, invece: arriva come crack del mercato e ad oggi può raccontare solo di un minuto vissuto in campionato (a Napoli sabato scorso), 4 in Champions League (nel ritorno contro il Porto) e ben 67 in Europa League (distribuiti tra la trasferta di Plzen e il match casalingo contro l'Astra Giurgiu). Ecco, questo per dire che se Gerson diventasse il Fazio della situazione, Spalletti risolverebbe tutti i suoi problemi. La Roma fino a questo momento ha puntato molto sugli stessi uomini, ruotandoli spesso di posizione e poco si è affidata alle così dette alternative. Le assenze fisse di Ruediger e di Vermaelen, più ovviamente Mario Rui, non hanno aiutato. E i vari infortuni muscolari, ultimi quelli di Bruno Peres e Perotti (fuori entrambi per due settimane) impongono a Spalletti di puntare per forza sulle seconde linee, non solo nelle sfide infrasettimanali di Europa League, ma anche per il campionato. Vedi, appunto, Napoli, quando ha dovuto schierare Paredes, riportare Florenzi esterno (dopo averne testato le qualità da trequartista) e nel finale buttare nella mischia Emerson Palmieri, protagonista (non proprio positivo) dell'inizio di stagione e poi sparito per un po'. E' chiaro che il discorso fatto per Gerson, vale per Emerson e per Iturbe, per non parlare poi di Totti ed El Shaarawy che, diciamo così, sono meno riserve rispetto alle altre.
 
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Questi calciatori hanno bisogno di giocare con continuità e Spalletti ha la necessità di portarli da riserve a alternative, uno status più nobile, anche più stimolante. Magari, presto, anche Fazio finirà per non giocarle tutte quando rientreranno a pieno regime Ruediger e Vermaelem, ma queste gare consecutive nelle quali è stato schierato da titolare lo hanno reso inevitabilmente più affidabile, pronto.

SARANNO FAMOSI
Chi non ricorda l'ultimo scudetto della Roma? Il Fazio dell'epoca era Cristiano Zanetti, chiamato a sostituire subito Emerson, rottosi prima del via. E poi, i vari Mangone, Nakata, la riserva di lusso Montella, per non parlare delle preziosissime presenze di Aldair. Loro sono stati protagonisti decisivi per la conquista del titolo, quando le rose delle squadre erano di gran lunga più ristrette di quelle di oggi. La Roma, al momento, non è all'altezza della Juventus ma attraverso il contributo delle alternative può quantomeno accorciare le attuali distanze. A Napoli qualcosa in questo senso si è visto, con l'innesto dei vari Paredes e Emerson. Ma da qui in avanti i minutaggi dei vari Iturbe, Gerson e gli stessi Emerson e Paredes dovranno per forza aumentare. Il loro rendimento (positivo) farà sentire la rosa meno imperfetta (o all'altezza) di quello che attualmente è. Esempio: quando Salah partirà per la coppa d'Africa, il campionato vivrà la sua fase decisiva. Chi sostituirà l'egiziano? Sulla carta Iturbe, ma Manuel non può essere certo in grado di avere lo stesso rendimento di Momo se continuerà a giocare così poco. Fin ora siamo fermi a 33 minuti e tre presenze in campionato, 31 in Champions e 161 in Europa League. L'assenza di Perotti, come Peres, magari (non ci sono certezze) aprirà spazio anche a lui, che intanto giocherà sicuramente giovedì contro l'Austria Vienna. Se non avrà la forza di imporsi come Salah, basterebbe che facesse almeno l'El Shaarawy, che in questo momento non viene considerato un titolare ma che fin ora ha dimostrato di essere dentro ogni volta in cui è stato chiamato in causa. Stesso dicasi per Totti e addirittura per Alisson, riserva di Szczesny in campionato, ma titolare in Europa. Tra gli alternativi più utilizzati c'è Paredes: tre volte titolare in campionato per 6 presenze complessive e 300 minuti giocati, 47 in Champions (5' nell'andata con il Porto, 42' da titolare nel ritorno) e 180 in Europa League. A Napoli sperimentato pure vicino a De Rossi. Qualcosa sè mosso, ora tocca a loro. Per non essere più definite riserve.