Roma tra Messi, sogno e realtà

Di Francesco
di Ugo Trani
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Martedì 10 Aprile 2018, 07:30
Bastano i 60 mila tifosi e Messi per dare un senso alla notte dell’Olimpico. E’ la cornice ideale e non solo per accogliere il campione.  
Sul palcoscenico sale anche la Roma. Che vuole comunque sentirsi protagonista e non limitarsi alla partecipazione. L’obiettivo è andare oltre il sogno e tentare l’impresa che il pianeta proprio non si aspetta. Perchè adesso la missione è davvero impossibile, dopo il ko pesante e immeritato della partita d’andata al Camp Nou che permette al Barcellona di presentarsi nella Capitale abbondantemente in vantaggio, avendo con quel 4 a 1 probabilmente già messo al sicuro la qualificazione. 

 
DOPPIO PRECEDENTE 
Ma il 3 a 0, cioè il punteggio esatto per giocare le semifinali di Champions dopo le eliminazioni ai quarti del 2007 e del 2008, spesso è stato evocato a Trigoria negli ultimi giorni. Addirittura in pubblico, da Monchi dopo la sconfitta in Spagna, ricordando pure i 4 clean sheet nelle 4 gare casalinghe, e da Di Francesco alla vigilia di questa seconda gara. Il ds e l’allenatore hanno ricordato il successo più ampio e più convincente della splendida stagione in Europa: il 31 ottobre, davanti al proprio pubblico, con quel risultato i giallorossi superarono il Chelsea. E, per chi lo avesse dimenticato, l’unica vittoria contro i blaugrana in questa competizione ha avuto le identiche dimensioni: qui, il 26 febbraio del 2002, il tris già è stato calato. Così come è andata a segno la rimonta: 8 volte nelle coppe europee, 2 solo in questa competizione, nella semifinale del 1984 contro il Dundee United (3-0) e l’ultima nel quarto contro lo Shakhtar lo scorso 13 marzo.

ANDAMENTO LENTO
I numeri del passato, pure recente, non sono però sufficienti a dar forza alla remuntada, mai vista da queste parti partendo sotto di 3 reti. La Roma, 1 punto nelle ultime 3 gare, non vive al top questa fase cruciale della stagione. La frenata in campionato ha riportato in bilico la partecipazione alla prossima Champions da conquistare domenica nello spareggio contro la Lazio. L’involuzione è abbastanza evidente: i giallorossi segnano poco pure quando creano molto. Gli errori individuali incidono sul rendimento. Ancora di più se davanti c’è il Barcellona che, imbattuto nella Liga e anche in Champions, ha l’abitudine a vivere certe notti in Europa. Già 14 volte ha centrato la promozione alle semifinali, fallita però nelle ultime 2 stagioni. Valverde, con il 4-4-2, ha trovato l’equilibrio e anche l’efficacia. Di Francesco, sotto lo sguardo del presidente Pallotta (e del consulente Baldini), si vuole però godere fino in fondo la prima esperienza nella competizione. Più che pensare ai 3 gol da segnare che sono quelli presi dal Barça nelle 9 partite di questa Champions, guarda alle posizioni dei suoi interpreti. Il comportamento da squadra è il punto di partenza. E, per rivederlo nella notte più complicata, è pronto a intervenire pure sul sistema di gioco. Dopo la sconfitta contro la Fiorentina, ha provato con insistenza la difesa a 3, utilizzata il 12 settembre all’Olimpico nel finale contro l’Atletico Madrid, per non perdere nella sera del debutto (0-0). E, sempre in corsa, anche il 21 gennaio a San Siro contro l’Inter, correzione che però non gli consentì di evitare il pari (1-1).

ASSETTO CAMALEONTICO
Le 3 sentinelle da piazzare davanti ad Alisson sarebbero Manolas, Fazio e Kolarov (o Jesus). E, dando spazio ai migliori (del momento), ecco il varo del 3-4-1-2. La mossa, simile alla formula ibrida sperimentata da Spalletti nella scorsa stagione, permetterebbe a Florenzi di arretrare da terzino nella linea a 4 e di diventare poi esterno alto sulla stessa corsia, a Nainggolan di salire da trequartista e di avvicinarsi alla porta di ter Stegen e soprattutto a Schick di stringersi accanto a Dzeko. Sulla sinistra El Shaarawy, utile pure per il 4-3-3, o Kolarov da esterno a tutta fascia, In quel ruolo, l’alternativa è Peres, ma non in partenza. In fase difensiva, abbassando sulla fascia Nainggolan, possibile il 4-4-2 per mettersi a specchio. Tra i 21 convocati c’è Under. Non Perotti che rischia di saltare pure il derby.
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