CR7, svolta pop del bomber papà surrogato

CR7, svolta pop del bomber papà surrogato
di Gianfranco Teotino
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Giovedì 12 Luglio 2018, 00:00
No, non arriva soltanto un campione, per quanto sia il più grande di tutti o, se volete, qualora riteneste Messi superiore, il vice più grande. Non arriva neanche soltanto una grande azienda, fatturato di oltre 80 milioni l’anno, secondo gli ultimi calcoli di Forbes, prima dell’aumento di stipendio garantitogli dalla Juventus. Cristiano Ronaldo è di più. È un personaggio globale. Un’icona del XXI secolo: lo si potrebbe definire così, se il termine icona non avesse un suono antico. Allora diciamo magari un ologramma. O qualunque altra sia l’immagine tridimensionale con cui verrà ricordato per sempre.

Sì, perché comunque Cristiano Ronaldo rimarrà grande personaggio anche nel futuro, visto che la sua forza è vivere nel presente, essere protagonista del presente, ma anticipandone le tendenze, così come in campo anticipa i difensori avversari, staccando per colpire di testa un attimo prima di loro o scoccando il tiro quando ancora non se lo aspettano.

Cristiano Ronaldo è una contraddizione vivente che riassorbe in sé tutti i nuovi costumi in via di sviluppo, pure quelli cui noi magari, anche se siamo uomini di mondo, talvolta stentiamo ad adeguarci. È lo sportivo di gran lunga più seguito sui social – 330 milioni di follower fra Instagram, Facebook e Twitter – pur usandoli con parsimonia e senza grandi entusiasmi. È amato da uomini, donne e bambini, appassionati di calcio, certo, ma non solo. È molto bello e cura il proprio corpo con un’attenzione maniacale che non attiene soltanto alla necessità di mantenersi allenato per continuare a essere il numero uno. Ha 33 anni ma gli viene attribuita, o meglio si fa attribuire, un’età “biologica” di 23 anni, neppure il Berlusconi dei tempi migliori avrebbe osato tanto.

L’unica persona al mondo che si può permettere di rimproverarlo è mamma Dolores. «Lo sgrido, altroché se lo sgrido, quando gioca male», ha recentemente raccontato in una intervista. Di mamma ce n’è una sola. Eppure, la concezione di famiglia di Cristiano Ronaldo è la più contemporanea si possa immaginare. Quattro figli. Tre paternità surrogate. Cristianito, il primogenito, che lo segue come un’ombra, che lui non perde occasione di far conoscere ai suoi fan, è nato quando era in pieno svolgimento la storia con Irina Shayk, splendida modella, che però piaceva poco a mammà e perciò non andava bene fosse madre dei suoi figli. Poi due gemelli, sempre da madre surrogata. Da pochi mesi è arrivata anche Alana Martina, la prima figlia con mamma certa, Georgina Rodriguez, l’attuale compagna di Cristiano, gradita lei sì a Dolores, forse perché meno appariscente delle donne precedenti: era una semplice commessa, per quanto di Prada.

Una famiglia allargata, se ce n’è una. Quasi a voler confermare, anche nel privato, la differenza dal rivale di sempre, Leo Messi, che di figli ne ha tre (uno di meno, se ci deve essere partita pure qui) e tutti dalla stessa donna, Antonella, ora moglie, ma compagna di una vita, erano vicini di casa, da ragazzi. Chissà, forse Ronaldo ha voluto essere il padre che non ha avuto, o meglio che avrebbe voluto avere, perché il suo, con il quale era comunque legatissimo, ha dovuto sempre combattere contro i demoni dell’alcolismo, prima di essere stroncato nel 2005 da un cancro al fegato.

Ronaldo è l’evoluzione naturale di Beckham: forte, ricco, bello e marito, oltre che papà, modello. Il campione inglese venne definito metro-sexual, Cristiano è qualche cosa di più. Piace agli uomini e alle donne. La teoria gender ne potrebbe trarre ulteriore alimento. Non ha mai amato esporre le sue conquiste femminili, ha sempre preferito semmai postare foto in compagnia di Cristianito, soltanto adesso con Georgina sembra possa cambiare abitudini. Ma non ha mai neppure voluto intervenire né per confermare né per spegnere le voci sulla sua omosessualità o bisessualità, voci alimentate dall’amicizia per niente nascosta con il lottatore marocchino Badr Hari, tutto molto naturale, tutto assolutamente normale. Come l’attenzione che continua a prestare alla biancheria intima (la sua) e ai cosmetici per la cura della pelle.

Cristiano Ronaldo è sempre un passo avanti. È sempre alla ricerca di nuove sfide. È sempre disponibile alle richieste dei compagni: è un trascinatore come dimostrò nella finale degli ultimi Europei quando, infortunato, diresse lui la squadra da bordo campo. Non sempre invece risulta simpatico agli avversari: in partita a volte diventa un po’ arrogante, cerca un passo doppio di troppo, la finta attira-calcioni, tende ad arbitrarsi da solo. Atteggiamenti che ha un po’ smussato nel corso degli anni, attutiti dalla sicurezza di essere arrivato là dove voleva arrivare.

A volte poi sono gli sponsor a suggerirgli comportamenti che magari non gli verrebbero spontanei, ma che ne accrescono l’”allure”. A lui, come a Messi, eterno nemico. Prendete lo scherzo della capra, Goat in inglese, la corsa pre-mondiale ad autonominarsi Greatest Of All Time. Un gioco che si è ritorto immediatamente contro tutti e due, tornati entrambi in anticipo a casa dalla Russia. Messi però ancora non si è ripreso, Ronaldo invece ha già voltato pagina: eccolo protagonista del trasferimento del secolo, almeno per noi italiani, ma va bene così. Per lui è un altro mercato da conquistare, un altro passo per rimanere davanti a tutti.
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