Russia 2018, l'Italia non c'è, ma i tifosi sono davanti alla tv

Russia 2018, l'Italia non c'è, ma i tifosi sono davanti alla tv
di Gianluca Cordella
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Martedì 19 Giugno 2018, 13:01 - Ultimo aggiornamento: 26 Luglio, 12:29
Tutta una nazione davanti alla tv. Lo si dice di continuo per enfatizzare ascolti televisivi record. Che poi, alla fine, è sempre un modo metaforico per arrotondare in eccesso percentuali di share pari all'80% o giù di lì. Poi arrivano i vichinghi islandesi e prendono l'espressione alla lettera. E accade che per il debutto mondiale dei geyser boys contro l'Argentina del fenomeno Leo Messi i computer della società che registra gli ascolti televisivi nella piccola isola vadano letteralmente in tilt. Tutta la nazione era davvero davanti alla tv: lo share - annuncia trionfante la Federcalcio locale - è stato del 99,6%. «Il rimanente 0,4% era in campo», ha ironizzato via twitter Alfred Finnbogason, autore della rete che ha regalato ai suoi lo storico pareggio contro l'albiceleste. Gli esperti sottolineeranno che lo share è calcolato sulla platea dei telespettatori e non sulla totalità della popolazione, ma la battuta ha delle controprove numeriche interessanti. Prendete carta e penna: l'Islanda ha 340 mila abitanti. Di questi 30 mila - una cifra folle - ha raggiunto la Russia per seguire la Nazionale dal vivo. Ipotizzando che i restanti 310 mila abbiano acceso la tv per la partita, il dato finale è che solo 1240 islandesi (su 340 mila) abbiano ignorato le sorti della selezione del ct Hallgrimsson. Chiamatelo tifo, senso di appartenenza, amor patrio o come vi pare. Ma se non è attaccamento questo...
LA TRADIZIONE
Comunque, alle nostre latitudini, per questi numeri ci si può stupire relativamente. In fin dei conti l'Italia è il Paese che nelle prime 49 posizioni della classifica delle trasmissioni televisive più viste di ogni tempo ha altrettante partite di calcio, di cui 46 della Nazionale. Quando si tratta di primato, poi, di mezzo c'è sempre l'Argentina. Anche da noi il record è legato a una sfida contro i sudamericani, quella dolorosissima della semifinale di Italia 90. C'era Maradona nel posto che sarà di Messi ma soprattutto c'era un Paese, il nostro, che sperava di vincere il Mondiale di casa e che invece finì quella serata piangendo. Le lacrime di 27,5 milioni di spettatori (share 87,25%), praticamente un fiume. Lacrime come quelle che qualche tifoso avrà versato pure dopo la mancata qualificazione azzurra a Russia 2018.
COMANDA LA FASCIA 15-24
Senza Italia tutto cambia. Lo pensa anche la Rai che entra soft nella gara per l'assegnazione dei diritti tv della coppa. Troppo soft, forse: Mediaset se li porta a casa per 78 milioni, meno della metà della cifra spesa dall'emittenza di Stato per i mondiali 2010 e 2014. Ovvio, lì c'era l'Italia. Quando, però, a giugno, Pier Silvio Berlusconi annuncia ricavi da 80 milioni grazie agli investimenti di 60 brand di varia natura, l'affare inizia a delinearsi. Anche perché questi mondiali senza Italia piacciono, eccome. Mediaset avanza a suon di record, l'ultimo annunciato ieri mattina: Brasile-Svizzera ha totalizzato quasi 7,5 milioni di spettatori, il 36,33 di share. Se si esclude la prima giornata, con la gara inaugurale della Russia che si è giocata nel pomeriggio italiano, il Biscione ha vinto tutte le prime serate, a partire da venerdì 15. E se può sembrare normale in presenza di partite top come Portogallo-Spagna o come, appunto, il debutto della Seleçao di Neymar, fa specie che anche una modesta Croazia-Nigeria, per di più trasmessa da Italia 1 e non da Canale 5, abbia portato a casa il successo nel prime time. Il segreto nel successo, si legge tra le righe dei dati, sta in un pubblico molto giovane, affamato di calcio internazionale, che - con tutti i principali campionati internazionali suddivisi durante l'anno tra le piattaforme a pagamento - finalmente può godersi le giocate dei propri idoli in chiaro. È il popolo della PlayStation, pure, quello abituato a seguire il proprio campione del cuore tanto quanto la propria Nazionale. Tra i milioni di appassionati che hanno guardato la Seleçao, il 57,7% dello share era nella fascia 15-24 anni. Il che giustifica anche il successo dei pomeridiani, storicamente terreno di caccia televisiva dei più giovani: 5,2 milioni di spettatori e share del 39,39 per GermaniaMessico. Non saranno gli share islandesi, ma a Mediaset se la ridono già abbastanza così.
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