La stagione è quasi terminata, il calciatore non ha lasciato il segno, ma questo non significa che abbia gettato la spugna. La possibilità di lasciare la Capitale la prossima estate non è in programma: «Non voglio pensare di andare da nessuna parte. Voglio ancora dimostrare di essere da Roma. Non ho iniziato bene, ma può finire in modo completamente diverso. Non è stato facile affrontare certe situazioni per la prima volta, è stata un’esperienza nuova per me. Non mentirò, non è una situazione semplice. Ma sono sicuro che quanto sarò allenato al 100% per diverso tempo e tornerò a segnare, tutto andrà meglio. Devo riguadagnare un po’ di autostima, è chiaro. Ma non voglio pensare di non averla».
ALCHIMIA DZEKO
Inizialmente Schick era stato acquistato per giocare come attaccante destro, poi, Di Francesco si è reso conto che il suo ruolo naturale era lo stesso di Dzeko, ossia il centravanti. Difficile, però, scalzare il bosniaco che sta attraversando un grande periodo di forma: «È uno dei migliori al mondo. Lo guardi e capisci subito cosa hai bisogno di migliorare. Quando sono arrivato, giocavo da esterno d’attacco. Quella non è la mia posizione ideale, ma questo non vuol dire niente: sono felice per ogni opportunità che ho di scendere in campo. Edin parla ceco veramente bene, c’è alchimia tra noi. Se mi percepisce come un suo competitor? È già in una fase della carriera in cui non pensa a queste cose, se lo può permettere. Probabilmente è il mio più grande amico nella squadra, abbiamo un ottimo rapporto, è una bravissima persona».
L'AMORE PER ROMA
La Roma giocherà i quarti di finale di Champions League contro il Barcellona, un gara prestigiosa che potrebbe valere la semifinale: «È bello far parte di questo successo, e posso ancora avere la possibilità di scendere in campo. La pressione su di me? C’è ancora, d’altronde sono stato uno degli acquisti più costosi in Italia. Ho provato a non sentirla, ma è impossibile. Non avevo mai visto nulla di simile prima, è tutto nuovo per me. Non mi aspettavo che le persone vivessero così tanto per il calcio. Succedeva anche a Genova, ma non così tanto come a Roma. Qui le persone sono un po’ pazze…Quando passo mi chiamano e mi gridano “Schick Schick”. È difficile nascondersi, vengo riconosciuto. A volte è difficile, ma non voglio dire di no a nessun tifoso».
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