FESTA E MINESTRONE
Oggi, dunque, Gigi Riva compie settant'anni: forse li festeggerà con il solito minestrone di verdure da Giacomo, a Cagliari, tavolo solitario all'angolo, o forse no. Probabile che non li festeggi proprio. Ha certi acciacchi dell'età e del suo passato da calciatore, il campione che ha davvero dato all'Italia anima e corpo, due fratture gravissime in azzurro, il perone contro il Portogallo, tibia e perone contro l'Austria, che ne hanno accorciato la carriera: ha smesso a trentun anni. Nell'armadio dei ricordi mica tante maglie come usa oggi, che Ibrahimovic ha un guardaroba e solo Totti no: a parte quelle da ragazzo che promette (il Laveno Mombello e il Legnano), due sole: la maglia del Cagliari e l'azzurro della Nazionale.
DICIOTTENNE
A Cagliari andò diciottenne, facendo all'incontrario il mare che i migranti di allora navigavano verso il Continente. Allora, ha detto una volta Riva, in Sardegna andavano i Carabinieri o i militari in punizione. Gigi ci andò da speranza del calcio, bocciato a un provino dell'Inter (anche Verdi fu bocciato in musica, si racconta) e scoperto da Andrea Arrica, il presidente del tempo. Non sapeva ancora, Giggirriva, che si portava appresso uno scudetto, il primo, l'unico fin qui, vinto dal Cagliari. L'avrebbe conquistato sotto la direzione dell'allenatore Manlio Scopigno detto Il Filosofo il quale di Gigi diceva: il piede destro gli serve solo per salire sul tram. Oggi dovrebbe aggiornare l'aforisma: per spingere sull'acceleratore della Ferrari.
Arrivò a Cagliari, Riva, e non se ne è andato più: nemmeno quando l'Avvocato, per togliersi pure questo sfizio, era disposto a pagare un miliardo, forse due, per Gigi che era costato 37 milioni. Una plusvalenza mica da ridere.
TREDICI CAMPIONATI
Ha fatto 13 campionati con il Cagliari e ne ha vinto uno: 156 gol in 289 partite, più di mezzo gol a botta di media. Ne ha segnati 258: le sue sigarette più godute, ha detto un'altra volta. Dopo ogni gol se ne regalava una. Anche in azzurro numeri da record: 35 gol in 42 partite, meglio di Meazza, per dire. Campione d'Europa nel '68 e vicecampione del mondo nel'70, l'anno di Italia-Germania 4 a 3, lui c'era e segnò il 3 a 2. Si tuffava di testa, aveva il sinistro micidiale: allenato, dicono, anche sulle lattine d'olio vuote di quando da ragazzo faceva il metalmeccanico. Del resto Yashin, il ragno nero sovietico, cominciò a parare i cocomeri che gli scaricavano addosso da un camion. Altri tempi. Gigi, nelle foto di squadra, è sempre quello a destra, braccia conserte, quasi isolato oltre che isolano d'elezione. Perché non è vero che nessun uomo è un'isola: Riva sì.