«Neymar già sappiamo come è andata», ha sottolineato il direttore sportivo del Barcellona, Robert Fernandez, che ha fornito le sue spiegazioni con Soler ma senza il presidente del club Josep Maria Bartomeu. «Conosciamo il giorno che è andato via, ma né il presidente né io abbiamo ricevuto alcuna informazione precedente. Da qui chi vuole speculare lo faccia», ha detto Soler sulla partenza della stella brasiliana. Una addio a cui erano già a conoscenza i suoi compagni di squadra dal matrimonio di Lionel Messi in Argentina il 1° luglio. Il direttore sportivo del Barca ha fatto appello poi alla «responsabilità» del club per giustificare l'immobilismo nei momenti finali del mercato. «Non abbiamo voluto mettere in pericolo il nostro patrimonio, non abbiamo voluto attraversare la linea rossa, un club di 150.000 membri deve essere gestito in modo coerente», ha detto. «Oggi avremmo potuto venire qui con due giocatori da 270 milioni ma poi avremmo attraversato quella linea rossa», ha aggiunto. «La direzione ci ha chiesto una cosa molto chiara: zero rischi, e lo abbiamo fatto». «Il fatto che il Psg sia venuto con 220 milioni di euro ha fatto sapere a tutti che avevamo molti soldi e quando poi vai sul mercato le richieste sono esorbitanti, abbiamo trovato situazioni improbabili», si è lamentato Soler. «Ciò che è accaduto sul mercato di quest'anno ci porta a un modello completamente diverso: abbiamo guidato questo mercato e ora lo fanno i paesi e i fondi», ha insistito, facendo un neanche troppo velato riferimento al Paris Saint Germain e al Manchester City e ai loro stretti legami con il Qatar e gli Emirati Arabi Uniti. «I Paesi sono ora gli agenti del mondo del calcio», si è lamentato Soler.
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