Premier League, Salah da sballo

Premier League, Salah da sballo
di Benedetto Saccà
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Lunedì 19 Marzo 2018, 14:31
C'è poi questo calciatore fantastico, posato ai margini del calcio davvero importante in Europa, che riesce a creare meraviglie con la bellezza del talento, e a raccontarle al mondo con la forza dei numeri. Il suo nome è Mohamed Salah Ghaly, ma qui lo chiamiamo soltanto Mohamed Salah. Quando giocava nella Roma era capace di sbagliare gol cantati e di inventare prodezze accecanti nel correre di 90 minuti. Poi, il 22 giugno scorso, è volato in Inghilterra. Si è accomodato al Liverpool, per l'esattezza. E da allora è diventato un fenomeno. Segna senza pace e gli viene facile sbriciolare ogni record. Sabato, per esempio, nella partita casalinga di Premier League contro il Watford, ha deciso di mascherarsi da super eroe e letteralmente ha giocato da solo. Tanto per capirsi, ha realizzato quattro gol e ha propiziato il centro di Fermino, mettendo la firma in coda a tutte le cinque reti dei Reds. Gli inglesi, sconcertati. Bocca aperta e occhi bovini, sbigottiti. È naturale che gli statistici abbiano passato un sabato sera elettrizzante: nemmeno nella notte dell'elezione di Donald Trump erano tanto esaltati. Hanno scoperto, del resto, che Salah ha tagliato il traguardo dei 36 gol stagionali con la maglia del Liverpool e che nessun giocatore ne aveva siglati tanti nella prima annata colorata di red. Non basta, figuratevi. Solo nella Premier, Mohamed ha collezionato finora 28 reti (e 9 assist) e adesso regna sulla classifica dei cannonieri, distanziando amici e colleghi: tipetti come Kane e Aguero, ecco. E va annotato che a Roma aveva toccato quota 29 in due campionati... Agli appassionati di numeri, infine, farà piacere sapere che a Salah mancano appena nove reti per conquistare il titolo di miglior cannoniere di un'unica stagione del campionato di calcio inglese: Jimmy Greaves e Ron Davies, d'altronde, negli anni Sessanta atterrarono a 37.
CHAMPIONS E MONDIALE
Così, dopo la sfida di Anfield Road, mentre Mohamed dondolava quasi sul filo dell'imbarazzo e delle scuse nel salutare il portiere avversario Karnezis, buona parte dell'Europa ha cominciato a domandarsi le ragioni della bravura di Salah. Dove prima c'era la fragilità di un attaccante alle volte un poco sbadato, ora domina la monarchia di un centravanti spaventoso. Semplicemente, per lui e su di lui l'allenatore Jurgen Klopp ha disegnato l'abito tattico di una squadra intera. E, intorno, ha allestito un ambiente perfettamente misurato alle sue esigenze. Salah, quindi, è venuto via dal buio degli anni in cui ciò che faceva non bastava mai. Ha attraversato la tempesta del tempo e ha trovato un ricovero. Anzi. Quel che sembrava un ricovero è divenuto un nuovo campo d'elezione. Libero da timori e paure, Mohamed ora dedica ogni energia al campo, all'impegno, alla cura dei gol. Non più alle inquietudini. Si diverte di più, si direbbe. Guardando al futuro, però, adesso può alzare lo sguardo verso l'orizzonte della Champions League e dei Mondiali. Tra due settimane il Liverpool si misurerà con il Manchester City di Pep Guardiola nei quarti. E se il momento di assoluta grazia di Salah non stingerà, i pronostici saranno meno scontati di quanto non sembrino. Poi, sì, la Russia. L'Egitto non partecipa a una Coppa dal 90. E con Salah tutto, e ogni cosa, e di nuovo, sarà possibile. Perfino sognare.
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