Commissari Ue, la carta Belloni: così Meloni punta alla Difesa europea

(S-D) Elisabetta Belloni
di Francesco Malfetano
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 8 Maggio 2024, 12:19

Non proprio una riedizione aggiornata dell’elezione per il Quirinale del 2022 ma qualcosa che, in fondo, pare avvicinarcisi abbastanza. Dopo settimane in cui il nome dell'ex premier Mario Draghi è finito - più o meno suo malgrado - al centro della corsa per una poltrona a Bruxelles, tra i partecipanti a quella stessa competizione si iscrive ora anche quello di Elisabetta Belloni.

Dis, l’intelligence e la sfida cyber: «Minacce a 360 gradi dal terrorismo alle fake news»

All'Europa Building come a palazzo Chigi è una voce solo sussurrata. Eppure tra le opzioni al vaglio di Giorgia Meloni come commissario di nomina italiana starebbe prendendo forza proprio quella che vede come protagonista la numero uno del Dis e coordinatore diplomatico per il G7.

Il ragionamento - oltre che prematuro - è ovviamente più ampio. In questa fase la sola certezza su Meloni è infatti che ha l'obiettivo di farsi trovare pronta a qualunque scenario dovesse materializzarsi dopo che le urne dell'8 e 9 giugno avranno chiarito l'esito della contesa. E non con dei nomi qualunque, ma con delle «indicazioni chirurgiche». Ovvero con delle “carte” potenzialmente vincenti. Appurato che Draghi sarebbe senza dubbio accettato da Roma ma non vissuto come una vittoria del tutto italiana, essendo considerato un po' un'ultima spiaggia (e la Bolkestein stavolta non c’entra), Meloni vuole però che a Bruxelles vi sia qualcuno di cui possa fidarsi ciecamente e che non gli crei imbarazzi. Il che, nel lessico della presidente del Consiglio, vuol dire attingere alla già ristretta cerchia dei fedelissimi.

LA ROSA
La rosa è minimal e, al di là dei vari ministri dell’Economia Giancarlo Giorgetti e dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida saltati fuori nei mesi scorsi, oggi è composta dal ministro per gli Affari Ue Raffaele Fitto e, appunto, da Belloni (con in seconda fila il sottosegretario alla Presidenza Alfredo Mantovano, interessato anche per motivi familiari ad una nuova vita in Belgio). In questa fase sarebbero però in discesa le quotazioni di Fitto, che pure prende lezioni di inglese ormai da qualche tempo per scrollarsi di dosso lo stanzialismo romano degli ultimi anni e farsi trovare pronto. D’altro canto toccare la squadra di governo è un rischio che - complici le vicende giudiziarie della titolare del Turismo Daniela Santanché e il probabile dente avvelenato post-voto della Lega di Matteo Salvini - Meloni non ha molta voglia di prendersi.

Scongiurare un rimpasto più ampio sarebbe quanto meno complicato. Per di più non solo lasciando vacante un seggio determinante almeno fino al 2026 come quello della gestione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma pure con il rischio di ritrovarsi in Europa senza l'asse con Ursula von der Leyen che più di tutto avrebbe motivato il trasloco del ministro.

IL RUOLO
Da qui la scelta di Belloni. Il fatto che i rapporti con Meloni siano ottimi non è una novità così come non lo è che la diplomatica coltivi ambizioni importanti. Tanto importanti da poter magari puntare non solo al ruolo che probabilmente sarebbe più nelle sue corde (l'Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza e dal Servizio europeo per l'azione esterna) ma anche a quello nascente di Commissario europeo per la Difesa. Cioè ad un tassello che si annuncia determinante nella composizione della prossima squadra di governo a Bruxelles.

Posto che l'uscita di scena di Paolo Gentiloni sembra escludere l'Italia dalla competizione per una delega economica (che la premier preferirebbe), quella della Difesa è però una delle poltrone più ambite dalla cancellerie del Vecchio Continente.

Tant'è che - è la tesi di chi si occupa di strategie tra i meloniani - potrebbe essere rivendicata dall'Italia, in quota conservatori. Se Ppe e socialisti dovessero infatti finire con il dividersi la posta tra presidente della Commissione e del Consiglio Ue, la nuova delega è richiesta dai liberali. Renew ed Emmanuel Macron però, sono già sul punto di ottenere la presidenza della Nato per il primo ministro olandese uscente Mark Rutte, improbabile che possano ottenere tutto il “pacchetto difensivo”. Specie con un candidato sul tavolo forte e, come la Belloni, benedetto da Washington. Ecco quindi spiegato l'all-in di Meloni. E pure il vortice di incastri della numero uno del Dis che, da luglio in poi, sarebbe de facto sgravata dal ruolo nel G7 e potenzialmente disponibile. Per di più per un ruolo che ha come scadenza naturale il 2029. L'anno in cui si riaprirebbe la corsa per il Quirinale...

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA