Mondiali di rugby, “Ganbatte”, la lezione del Giappone all'Italia: la nazione dietro la squadra ko con onore con il Sudafrica

Mondiali di rugby, la lezione del Giappone all'Italia: la nazione dietro la squadra ko con onore con il Sudafrica
di Paolo Ricci Bitti
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Lunedì 21 Ottobre 2019, 12:26 - Ultimo aggiornamento: 12:34

Che le strade di Cardiff, Jo'burg o Auckland fossero deserte ieri all'ora dei match dei quarti di finale dei Mondiali rientra nella normalità: è che non era mai accaduto che si svuotassero anche i viali e le piazze di Tokyo e Yokohama per una partita di rugby.

Invece è andata così, con più di un giapponese su due davanti alla tv (65 milioni, un fenomenale record insomma): arrivederci per un pomeriggio a sumo, arti marziali, baseball e calcio che adesso però temono la crescita dello sport fino a pochi anni fa relegato nelle università e nei campionati fra le rappresentative delle grandi aziende e che ora è sempre più amato perché incarna tutto ciò che la millenaria società nipponica esprime e vive fin dalla sua fondazione. Una passione alimentata dal fatto di ospitare per la prima volta in un paese asiatico la coppa del mondo finora allestita in Gran Bretagna e nelle sue ex colonie e in Francia. Un successo enorme. 

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Prima di un match, di un esame a scuola, persino prima di un intervento chirurgico, in Giappone si augura Ganbatte (“Fai del tuo meglio, dai il massimo”) a cui si risponde Ganbaru (“Lo farò”). Il concetto di augurare fortuna (il nostro "in bocca al lupo") non esiste, se non applicato alla seclta dei  biglietti della lotteria. Tutto passa da impegno personale, determinazione, massimo sacrificio in nome della squadra, della nazione. Sì, lo sapete, ieri i Brave Blossoms (Coraggiosi boccioli di ciliegio) hanno perso 3-26 dal Sudafrica arcifavorito, arciconvinto di vendicare lo sgambetto dei mondiali 2015 in Inghilterra. Ma non hanno mai alzato bandiera bianca, i giapponesi, e sono restati in partita, a dispetto del pronostico spietato, fino a un quarto d'ora dalla fine, quando le cariche dei colossi Springboks hanno logorato i loro muscoli, ma mai le loro anime.

MAI BANDIERA BIANCA
I giocatori di Joseph, sin qui imbattuti dopo aver schienato anche stelle del Sei Nazioni come Irlanda e Scozia, hanno chiuso il primo tempo sul 3-5, un'impresa basata su folle velocità di manovra, stratagemmi in touche, incursioni in spiragli impossibili e placcaggi ancora più feroci degli assalti dei pachidermi sudafricani, cinicamente consci che tanta potenza di fuoco avrebbe infine fiaccato i rivali. Ma i giapponesi hanno giocato allo stremo, come si sperava facessero contro gli stessi Boks il 4 ottobre a Shizuoka gli azzurri, figli di una società in cui l'appello alla fortuna è più frequente che “ganbatte”.

Piegare il Sudafrica è impossibile, ma uscire con l'onore delle armi si può dopo aver dato tutto per la propria nazione che ha pianto la settimana scorsa 67 vittime per il tifone Hagibis, ricordate prima della partita con tutto lo stadio di Tokyo in lacrime. Grazie, Giappone.

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E la Francia? Ah la bella Francia che è stata a un passo dal ribaltare il pronostico con il Galles, con quel sorpasso dei Dragoni (20-19) in zona Cesarini dopo un match sempre in affanno davanti a galletti in palla, entusiasmanti nel gioco al largo. Come sempre i Bleus ai mondiali rinascono, trovano linfa nei litigi di spogliatoio, nelle divisioni fra i tecnici (l'ex ct dell'Italia, Brunel, e l'assistente Galthie, futuro leader). E offrono un paio di mete per palati fini in apertura: non fosse stato per la scriteriata gomitata di Vahaamahina su Wainwright subito dopo il té, l'impresa era bella che servita. Peccato, la fantasia della Francia apriva i polmoni. Brunel, poi, era l'unico tecnico dell'emisfero nord, con le panchine cannibalizzate dai guru kiwi (4 su 8).

Gli altri due quarti vanno dietro la lavagna: Inghilterra e All Blacks hanno passeggiato con Australia (40-16) e Irlanda (46-13) nonostante il ponderoso carico di storiche motivazioni che avrebbero dovuto rendere queste nobili sfide simili almeno al duello fra Ettore e Achille: macché. E se i quarti dei Mondiali si trasformano in un qualsiasi match della fase preliminare significa che la salute del rugby è assai precaria. Giappone, grazie ancora.


Quarti di finale: Inghilterra-Australia 40-16, Nuova Zelanda-Irlanda 46-14; Galles-Francia 20-19; Giappone-Sudafrica 3-26.
Semifinali a Yokohama: sabato 26 ottobre Inghilterra-Nuova Zelanda alle 10 (RaiSport); domenica 27 ottobre Sudafrica-Galles alle 10 (RaiSport).
Finale 3° posto: venerdì 1° novembre alle 10 a Tokyo (RaiSport).
Finale: sabato 2 novembre alle 10 a Yokohama (RaiSport)
 

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