Rugby, l'Italia regge solo un tempo, poi il Sudafrica dilaga 3-49

Matteo Minozzi
di Paolo Ricci Bitti
16 Minuti di Lettura
Mercoledì 2 Ottobre 2019, 11:17 - Ultimo aggiornamento: 4 Ottobre, 18:26

dal nostro inviato
SHIZUOKA «Volevamo annientarli fisicamente e ci siamo riusciti» ha detto il ct del Sudafrica, Rassie Erasmus usando qualche parola in più per non essere così diretto, ma il significato era quello. Il collega dell'Italia, Conor O'Shea, nel dopopartita, conferma: «Sono distrutto».

In effetti nella ridotta azzurra travolta a Shizuoka 3-49, ovvero sette mete senza risposta, si fa fatica a contare tutte le perdite nel fisico e nel cuore dopo un match deludente in una maniera persino diversa dal solito e da ciò che era lecito attendersi nella scala delle sconfitte annunciate. 
 



In una serata anche piacevole all'Ecopa Stadium della prefettura di Shinzuoka, senza nemmeno la solita umidità soffocante - altro che i temporali previsti chissà perché dal meteo - l'Italia si è trovata da affrontare non solo una squadra di un altro pianeta, esattamente come previsto, ma anche un passaggio mentale a vuoto con pochi o punto precedenti.

Il fattaccio all'inizio della ripresa dopo essere arrivati sul 3-17 al té (verde, in questa valle giapponese sul Pacifico): non male per l'Italia contro il colossale Sudafrica, ci si poteva pure mettere la firma se non fosse che la situazione della panchina azzurra era intanto  precipitata come rararamente capita in un match di questo livello. Già al 19' abbiamo finito i piloni destri, la pietra angolare della mischia, perché si sono fatti male sia Ferrari al 2' sia Riccioni che l'aveva sostituito: torneranno entrambi in Italia.

Per questioni di sicurezza i piloni hanno il lato assegnato e a disposizione del ct O'Shea c'erano solo Quaglio e Zani, piloni sinistri. Quindi il primo è entrato solo per occupare la posizione, ma senza poter spingere. Da quel momento in poi le mischie sono state infatti giocate  "no contest", non si fa pressione sugli avversari e la palla è subito giocabile per il mediano di mischia. Ognuno vince le sue appunto senza contest: il che toglie pepe e incertezze alla battaglia e all'essenza stessa del rugby.

Non è il massimo per una partita del mondiale, ma queste sono le regole. Per di più la prima di queste mischie è stata proprio per noi a cinque metri dalla linea di meta sudafricana. E poi anche un'altra. Due occasioni d'oro per accorciare visto che ci si trovava sul 3-10 dopo la meta al 6' di Kolbe e il piazzato di Pollard tamponati da un penalty di Allan. Macché, gli azzurri hanno perso l'attimo e sul rovesciamento di fronte gli Springboks hanno allungato al 26' con il tallonatore Mbonamba dopo due penal-touche e altrettanti drive. 

Certo che la velocità di esecuzione e la potenza dei sudafricani sono terrificanti con il furetto biondo Faf De Clerk che innesca a raffica le torri Etzebeth e DEJager in arrivo a mille kmh.

Impressionanti le ondate su ondate della cavalleria pesante Boks, alternate alle folate dei ghepardi come Mapimpi e Kolbe.

A ogni modo, alla ripresa, con almeno 40mila fedeli giapponesi (su 44.148) che tifavano per l'Italia, Steyn ha aperto una voragine nella difesa del Sudafrica sin lì impenetrabile, poi il sostegno di Tebaldi e i Boks che si salvano per un capello commettendo un fuorigioco proprio sulla linea di meta. Il gioco sarebbe ripreso con una punizione per noi, ghiottissima. A gioco fermo, con tutte le carte in mano agli azzurri, il vento della follia si è impadronito dei piloni Lovotti e Quaglio che hanno alzato e capovolto, scagliandolo a terra, il numero 8 sudafricano Vermeulen. Un'azione pericolosa per il giocatore avversario, giustamente vietatissima e per di più, in quel momento, assolutamente fuori contesto, suicida per l'Italia. Ripetiamo, il gioco era fermo. All'arbitro inglese Barnes non è restato che cacciare Lovotti, ma avrebbe potuto sventolare il rosso anche davanti a Quaglio.

Sipario: la partita dell'Italia è quindi finita a 38 minuti dalla fine. Si è passati dalla possibile, molto probabile meta del 10-17, ovvero alla creazione di quel risultato stretto in grado di mettere qualche dubbio ai giganti, alla dannazione rovente dell'inferiorità numerica fino alla fine del match contro una squadra il doppio più potente e veloce dell'Italia.

Sia chiaro, gli azzurri questo Sudafrica non l'avrebbero battuto nemmeno in 16, ma certo che non poter lottare ad armi pari fino alla fine ha tolto quell'obbiettivo che ci si era prefissi negli ultimi mesi: ovvero dare il tutto per tutto per cercare di insinuare dubbi nelle certezze dei fuoriclasse sudafricani.  Ai giocatori, ad eccezione della follia di Lovotti (e Quaglio), non si possono del resto imputare mancanze sul piano dell'impegno, ma poi sono arrivate anche ingenuità come quella di Minozzi e Polledri (lui comunque sempre promosso) che hanno  regalato mete agli avversari che non avevano alcun bisogno.

Cinque le marcature subite in quegli sciagurati 38 minuti, almeno tre quelle salvate con corse disperate che stanno comunque a dimostrare la volontà degli azzurri di uscire dal campo dopo aver dato tutto.

Ripetiamo, mai l'Italia avrebbe potuto cambiare il risultato finale, ma adesso, con quella terribile scorrettezza di Lovotti che sarà squalificato e che appannerà l'immagine dell'Italia, diventa molto minimo il bilancio della spedizione azzurra ai Mondiali: le due vittorie con bonus con Namibia e Canada erano garantite, così da ottenere anche la qualificazione ai Mondiali 2023, poi si puntava a rendere almeno difficile la vita a potenze irraggiungibili come Sudafrica e Nuova Zelanda, che ci aspetta il 12 ottobre a Toyota. 

La frase «Sono distrutto» del ct in uscita Conor O'Shea è onesta per fotografare l'Italia di Shizuoka e non consola nemmeno un po' che il capitano Sergio Parisse
abbia affermato che «"Lovo" è il più distrutto di tutti». Sapesse noi.

Italia-Sudafrica 3-49 (p.t. 3-17)

Sudafrica. 7 m. 6' Kolbe 26' Mbonambi 53' Kolbe 57' Am 67' Mapimpi 76' Snyman 82' Marx; 1 c.p. 11' Pollard;  4 tr. Pollard; 
Italia: 1 c.p. 8' Allan

Sudafrica: Le Roux; Kolbe, Am (69’ Steyn), De Allende, Mapimpi (42’-53’ Steyn); Pollard, De Klerk (60’ Jantjies); Vermeulen (60’ Louw), Du Toit, Kolisi (cap.); De Jager (64’ Mostert), Etzebeth (53’ Snyman); Malherbe (45’ Koch), Mbonambi (50’ Marx), Mtawarira (45’ Kitshoff)
All. Erasmus

Italia: Minozzi; Benvenuti (69’ Canna), Morisi (56’ Zani), Hayward, Campagnaro; Allan, Tebaldi (59’ Braley); Parisse (cap) (59’ Negri), Polledri, Steyn; Budd (45’ Ruzza), Sisi (45’ Zanni); Ferrari (2’ Riccioni) (18’ Quaglio), Bigi, Lovotti.
All. O’Shea

Arb. Barnes (RFU)

Cartellini: al 43’ rosso a Lovotti (Italia)
Calciatori: Pollard (Sudafrica) 6/9; Allan (Italia) 1/1

Note: Campo in buone condizioni. Presenti 44.148 spettatori.
Punti conquistati in classifica: Sudafrica 5; Italia 0
Man of the match: Kolbe (Sudafrica)

Classifica poule B: Sudafrica 10 (+90); Italia 10 (+20); Nuova Zelanda* 9 (+73);  Canada* 0 (-79); Namibia* 0 (-104). * Una partita in meno. Prossimo match: Italia-Nuova Zelanda 12 ottobre alle 6.45 (diretta Rai2)



LA PRESENTAZIONE
Innescare un piccolo dubbio, aprire una minuscola crepa in quelle corazze di muscoli per consentire alla gramigna dell'insicurezza di farsi strada. Questo il primo, durissimo, compito per gli azzurri del rugby oggi alle 11.45 (ora italiana, qui è tarda serata, diretta su Rai2) contro il marmoreo Sudafrica nel remoto Ecopa Stadium di Shizuoka costruito in una valle smeraldo tappezzata da filari di té verde percorsa da nuvole nerastre che risalgono dal Pacifico verso il monte Fuji. “Di Shizuoka” si dice per dire, perché è come se l'Olimpico di Roma fosse ad Anzio. 
 


A ogni modo, quando il pronostico è così avverso meglio allora partire da sé stessi, come ripetono il ct Conor O'Shea e il capitano Sergio Parisse: dare il massimo, il cuore e l'anima perché avere poi rimpianti ai Mondiali in Giappone sarebbe molto peggio che perdere contro una squadra la cui sconfitta è pagata 12 volte dagli allibratori.

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E si può ascoltare il boero ct rivale Rassie Erasmus che, guardandoti negli occhi, loda la «grinta dell'Italia che è in testa alla classifica della poule, davanti anche agli All Blacks che ci hanno battuto. È una partita dentro o fuori per noi e per gli azzurri, non ci sentiamo la vittoria in tasca, anzi, sappiamo che sarà molto dura contro Sergio (Parisse) e compagni».

DENTRO O FUORI
Sì, è un knock out match:  per l'Italia (sin qui 2 vittorie su 2 con bonus) e per gli Springboks (un solo successo) vale i quarti di finale. Solo che gli azzurri fino a quella meta non si sono mai spinti in 8 Mondiali, mentre il Sudafrica ne ha vinti due tornando in questa stagione una grande potenza grazie a un gruppo multirazziale come voleva Mandela e affidato al capitano nero Kolisi, uno dei diamanti trovati sempre più di frequente fra i 45 milioni di non bianchi della nazione Arcobaleno.

«Guardate che la pressione, tutta sui Boks, può fare brutti scherzi» aggiungono osservatori sudafricani ricordando la meravigliosa impresa dell'Italia contro il Sudafrica a Firenze nel 2016 e il passo falso degli Springboks con il Giappone ai Mondiali 2015.

«Ecco, riuscissimo a forzarli a fare un po' di errori di fila ha ipotizzato O'Shea potremmo minare la loro sicurezza e rendere meno avverso il pronostico: se restiamo in piedi dopo le prime ondate feroci degli avanti dei Boks, possiamo puntare sulla nostra strategia studiata da mesi».

Avverso, nell'umida serata all'Ecopa Stadium, è anche il meteo, ma in queste circostanze l'annunciata pioggia torrenziale potrebbe attenuare le differenze fisiche e tecniche, magari togliere qualche appoggio alle ali-ghepardo Mapimpi e Kolbe, rendere meno precisi i lanci di Marx, uno scolpito nel granito, frenare le cariche di Etzebeth, un leggendario gigante della seconda linea che tuttavia è atteso al varco dal nostro pari ruolo David Sisi, 26 anni, detto il "frigorifero": «E' il giocatore a cui mi sono sempre ispirato, un fenomeno: non vedo l'ora di sbarrargli la strada», dice con buon piglio il ragazzone con i nonni dell'Abetone. In palla, in pallissima, anche l'azzurro equiparato sudafricano Steyn che affronterà i suoi connazionali con grande verbe dopo aver ottenuto i voti più alti nei primi due match del mondiale.


«È la partita della vita - ripete Parisse che pure sulle spalle di match ne ha 141, davanti a lui nella Storia solo il tutto nero Richie McCaw, 148 - Daremo battaglia con la mischia, dove loro si credono più forti. Vedrete che questo gruppo vi renderà orgogliosi».

Gruppo in cui vogliono essere a tutti i costi anche Tommaso Allan (caviglia acciaccata) e Luca Morisi (dolori al collo), che sono stati in dubbio fino a un paio d'ore prima del match.




LA VIGILIA

SHIZUOKA «Sergio Parisse, contro il Sud Africa è stata annunciata la sua presenza da titolare, ma in questi ultimi giorni per la prima volta nella carriera si è sentito meno sicuro di essere chiamato in campo dall'inizio, per di più in una sfida importante come quella contro il Sud Africa?».

Il talismano più potente degli azzurri, il capitano "che avrebbe portuto giocare anche con gli All Blacks", ha sorriso, ha mandato giù e poi ha risposto: «I ragazzi (Steyn, Polledri e Negri) della terza linea hanno giocato meravigliosamente contro il Canada e ne sono stato orgoglioso. Restare a riposo mentre i compagni sono in campo tuttavia non è mai facile soprattutto se non ci sono infortuni di mezzo. Però (e qui il tono della voce si è indurito, ndr) con tutto il rispetto, Namibia e Canada sono una questione, il Sud Africa è un'altra. Noi tutti, io per primo, dovremo alzare il livello del gioco come non abbiamo fatto nella nostra vita se vogliamo battere un avversario così più forte dell'Italia. Dovremo dare tutto e anche di più perché c'è solo una cosa più amara di una sconfitta con il Sud Africa: avere il riampianto di non aver fatto tutto il possibile per impedirlo».

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Un passo indietro nella bruma della baia di Shizuoka, 150 chilometri a sud di Tokyo, sulla costa orientale del Giappone risparmiata dal tifone Mitag, che avrebbe potuto mandare a carte quarantotto il calendario del primo mondiale di rugby ospitato in Asia.
 
 


Venerdì 4 ottobre alle 11.45 all'Ecopa Stadium tra Fukuroi e Kakegawa, in una vallata tappezzata da ordinati filari di té verde, di fatto a un'ora di bus dal capoluogo Shinzuoka, l'Italia affronta il Sud Africa: gli azzurri hanno già raggiunto l'obbiettivo minimo di questa spedizione, ovvero vincere (con il bonus) i match con le piccole Namibia e Canada. Obbiettivo minimo che è molto simile, un gemello, di quello massimo, perché per andare ai quarti (e sarebbe la prima volta in 9 mondiali) bisogna battere il Sud Africa oppure ("sempre più difficile signore e signori"), la Nuova Zelanda a Toyota il 12 ottobre. Ecco, lo si capisce già a leggerlo, che questo obbiettivo si vede peggio del Monte Fuji che dicono sia da queste parti, ma che per colpa di nuvole e smog resta un'entità misteriosa, almeno in questi giorni di tappa azzurra nella stessa città che ospitò la nazionale di Trapattoni ai Mondiali di calcio del 2002.

Però contro il Sud Africa, la cui sconfitta è pagata 12 volte dagli allibratori, bisogna comunque provarci: nel 2016 gli Springboks caddero a Firenze (fra le tre grandi imprese del rugby italiano) e l'anno prima, proprio ai Mondiali, in Inghilterra, vennero abbattuti con enorme sorpresa dal Giappone.

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Insomma, la pressione è tutta sui Boks che puntano apertamente a vincere i Mondiali anche se alla prima partita le hanno buscate, di poco, dagli All Blacks. E poi dovrebbe piovere a catinelle, 40 millimetri dice il meteo, il che potrebbe attenuare almeno un po' le differenze teniche e la velocità della cavalleria leggera sudafricana.

«Già, la pressione è tutta sulle spalle dei Boks che però sono larghe - dice ancora Parisse - ma la forza del gruppo azzurro cresce di giorno in giorno, c'è grande confidenza: sappiamo bene che differenza ci sia fra noi e loro, ma vogliamo fare il massimo perché poi qualche volta anche una macchina da guerra come il Sud Africa qualche volta si inceppa». 

Al suo fianco, nell'albergone accanto alla stazione dei treni proiettile, il ct Conor O'Shea annuisce dopo aver sciorinato un'altra formazione da guardare in controluce nel tentativo di interpretarla. Anche lui, come il rivale Rassie Erasmus, artefice della rinascita del rugby sudafricano, crede a una battaglia tra mezzi pesanti e così ha piazzato sei avanti su otto in panchina. Poi c'è arginare il gioco aereo degli avversari che prendono il controllo del cielo con i missili terra aria calciati da Pollard e Le Roux. E allora ecco perché o meglio, anche perché, ripresentare Parisse titolare e nel suo ruolo naturale di numero 8 nonostante la prestazione da Oscar di Steyn, Polledri e Negri contro il Canada. Il capitano Parisse è una sicurezza quando piovono up'nder che, se di gittata superiore, dovranno essere resi innocui da Matteo Minozzi schierato estremo. Anzi, il piccolo fulmine padovano potrebbe essere innescato proprio da questa presumibile abbondanza di palloni da rilanciare.

In allenamento Minozzi è fra l'altro tra quelli che se la cava meglio con i palloni saponetta regalati a questo mondiale dall'insopportabile umidità nipponica che ricopre come una patina oleosa l'ovale, tanto che Scozia e Irlanda si sono allenati cospargendo i palloni di olio o shampoo.
"Non serve a nulla - dicono lo stesso Minozzi e Allan - l'umidità naturale basta e avanza anche in allenamento: quando ricevi il pallone hai bisogno di una frazione di secondo in più per controllare il passaggio". E contro i cacciatori sudafricani una frazione di secondo è una differenza vitale. Tommaso Allan? Già, è uscito con una caviglia malconcia dall'ultimo allenamento e resterà in dubbio fino all'ultimo: lui, che da adolescente ha giocato a Città del Capo vincvendo uno scudetto under 19, giocherebbe anche con le stampelle.

Al centro, fuori ruolo, resta Hayward, per fare da secondo regista accanto ad Allan: loro due, con Tebaldi, preferito al più veloce Braley, dovranno a loro volta tenere distanti dalla nostra area di meta i Boks calciando il pallone il più lontano possibile mentre le truppe avanzano in linea per chiudere gli spazi del contrattacco e frecce come le ali Mapimpa e Kolpe, ai quali non si deve lasciare un centimetro di iniziativa. Un centimetro, non un metro.

Epperò Hayward non mai giocato centro, a parte una settimana fa contro il Canada, e non ha mai giocato con Morisi (che è stato annunciato anche se restano forti dubbio per un  problema fisico). E poi le ali: in tribuna Bellini e riecco Benvenuti, mentre dall'altra parte ci sarà il talentuoso Campagnaro che comunque con Morisi forma - formerebbe - un'ottima coppia di centri. Ma parché presentarsi dopo quattro anni di lavoro (a sorpresa non prorogati dallo stesso ct) con una formazione con tanti aspetti da discutere?

«E' da quattro mesi - dice O'Shea - che studiamo questa partita. Crediamo con forza nelle nostre possibilità e se si presenteranno occasioni non ce le faremo sfuggire: sul Sud Africa la pressione del risultato (persino sotto di noi in classifica fino a venerdì, ndr), sull'Italia la pressione di giocare oltre i nostri limiti per rendere orgogliosi noi, le nostre famiglie e chi ci guarda dall'Italia in tv (Rai 2, con lo zoccolo duro degli spettatori del rugby azzurro ancora a quota 350mila). E non ho proprio capito chi in questi giorni ha ipotizzato che potessi fare a meno di Sergio, del suo talento, della sua esperienza di giocatore e di leader».

Già, solo i meno pragmatici potevano pensare a un capitano come lui, 36 anni, relegato in panchina per un match come questo, per inciso il suo 142° caps (davanti a lui, irraggiungibile, solo il neozelandese McCaw con 148) e la sua quindicesima partita in cinque mondiali (record). Ecco, a leggere questi numeri si capisce perché O'Shea non avrebbe mai negato la partenza a Parisse che, ne siamo sicuri, darà l'anima per la "sua" nazionale al di là delle sue ultime prestazioni non brillanti. 
 

IL PALINSESTO DELLA RAI

Tutte le partite non trasmesse dalla Rai sono disponibili in diretta streaming sul sito www.rugbyworldcup.com

4 ottobre – Sudafrica - Italia – Ore 11:35 (Rai2)
5 ottobre – Inghilterra - Argentina – Ore 9:45 (RaiSport + HD)
12 ottobre – Nuova Zelanda - Italia – Ore 6:35 (Rai2)
12 ottobre – Inghilterra - Francia – Ore 10 (RaiSport + HD)
19 ottobre – Quarti di finale – Ore 9 (RaiSport + HD)
19 ottobre – Quarti di finale – Ore 12:05 (RaiSport + HD)
20 ottobre – Quarti di finale – Ore 9 (RaiSport + HD)
20 ottobre – Quarti di finale – Ore 12:05 (RaiSport + HD)
26 ottobre – Semifinale – Ore 9:50 (RaiSport + HD)
27 ottobre – Semifinale – Ore 9:50 (RaiSport + HD)
1 novembre – Finale 3/4 posto – Ore 9:50 (RaiSport + HD)
2 novembre – Finale – Ore 9:50 (RaiSport + HD)


RISULTATI E CALENDARIO

Fase preliminare 
1 Ven 20 Sett A Giappone - Russia 30-10 Tokyo Stadium
2 Sab 21 Sett D Australia - Fiji 39-21 Sapporo Dome
3 Sab 21 Sett C Francia - Argentina 23-21 Tokyo Stadium
4 Sab 21 Sett B Nuova Zelanda - Sudafrica 23-13 International Stadium Yokohama
5 Dom 22 Set B Italia - Namibia 47-22 Hanazono Rugby Stadium
6 Dom 22 Sett A Irlanda - Scozia 27-3 International Stadium Yokohama
7 Dom 22 Sett C Inghilterra - Tonga 35-3 Sapporo Dome
8 Lun 23 Sett D Galles - Georgia 43-14 City of Toyota Stadium
9 Mar 24 Sett A Russia - Samoa 9-34 Kumagaya Rugby Stadium
10 Merc 25 Sett D Fiji - Uruguay 27-30 Kamaishi Recovery Memorial Stadium
11 Gio 26 Sett B Italia - Canada 48-7 Fukuoka Hakatanomori Stadium
12 Gio 26 Sett C Inghilterra - Stati Uniti 45-7 Kobe Misaki Stadium
13 Sab 28 Sett C Argentina - Tonga 28-12 Hanazono Rugby Stadium
14 Sab 28 Sett A Giappone - Irlanda 19-12 Shizuoka Stadium Ecopa
15 Sab. 28 Sett B Sudafrica - Namibia 57-3 City of Toyota Stadium
16 Dom 29 Sett D Georgia - Uruguay 33-7 Kumagaya Rugby Stadium
17 Dom 29 Sett D Australia - Galles 25-29 Tokyo Stadium
18 Lun 30 Sett A Scozia - Samoa 34-0 Kobe Misaki Stadium
19 Mer 2 Ott C Francia - Stati Uniti 9:45 Fukuoka Hakatanomori Stadium
20 Mer 2 Ott B Nuova Zelanda - Canada 12:15 Oita Stadium
21 Gio 3 Ott D Georgia - Fiji 7:15 Hanazono Rugby Stadium
22 Gio 3 Ott A Irlanda - Russia 12:15 Kobe Misaki Stadium
23 Ven 4 Ott B Sudafrica - Italia 11:45 Shizuoka Stadium Ecopa
24 Sab 5 Ott D Australia - Uruguay 7:15 Oita Stadium
25 Sab 5 Ott C Inghilterra - Argentina 10:00 Tokyo Stadium
26 Sab 5 Ott A Giappone - Samoa 12:30 City of Toyota Stadium
27 Dom 6 Ott B Nuova Zelanda - Namibia 6:45 Tokyo Stadium
28 Dom 6 Ott C Francia - Tonga 9:45 Kumamoto Stadium
29 Mar 8 Ott B Sudafrica - Canada 12:15 Kobe Misaki Stadium
30 Mer 9 Ott C Argentina - Stati Uniti 6:45 Kumagaya Rugby Stadium
31 Mer 9 Ott A Scozia - Russia 9:15 Shizuoka Stadium Ecopa
32 Mer 9 Ott D Galles - Fiji 11:45 Oita Stadium
33 Ven 11 Ott D Australia - Georgia 12:15 Shizuoka Stadium Ecopa
34 Sab 12 Ott B Nuova Zelanda - Italia 6:45 City of Toyota Stadium
35 Sab 12 Ott C Inghilterra - Francia 10:15 International Stadium Yokohama
36 Sab 12 Ott A Irlanda - Samoa 12:45 Fukuoka Hakatanomori Stadium
37 Dom 13 Ott B Namibia - Canada 5:15 Kamaishi Recovery Memorial Stadium
38 Dom 13 Ott C Stati Uniti - Tonga 7:45 Hanazono Rugby Stadium
39 Dom 13 Ott D Galles - Uruguay 10:15 Kumamoto Stadium
40 Dom 13 Ott A Giappone - Scozia 12:45 International Stadium Yokohama



Quarti di Finale 
41 Sab 19 Ott – QF1: 1 Pool C - 2 Pool D 9:15 Oita Stadium
42 Sab 19 Ott – QF2: 1 Pool B - 2 Pool A 12:15 Tokyo Stadium
43 Dom 20 Ott – QF3: 1 Pool - 2 Pool C 9:15 Oita Stadium
44 Dom 20 Ott – QF4: 1 Pool - 2 Pool B 12:15 Tokyo Stadium

Semifinali 
45 Sab 26 Ott – SF1:  QF1 - QF2 10:00 International Stadium Yokohama
46 Dom 27 Ott – SF2: QF3 - QF4 10:00 International Stadium Yokohama

Finali
47 Ven 1 Nov – Finale terzo posto 10:00 Tokyo Stadium
48 Sab 2 Nov – Finale 10:00 International Stadium Yokohama

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