Kauffman e Cassignoli si sono avvicinati piano piano ad Irma, inizialmente osservando le dinamiche della sua famiglia e poi riprendendo le sue giornate: «Non siamo appassionati di sport né di pugilato - racconta Kauffman -. Volevamo semplicemente seguire un’atleta dopo un evento così importante come le Olimpiadi, sia nel caso di vittoria che di sconfitta». E Cassignoli: «Non abbiamo scritto alcun dialogo. Non c’è nessuna intervista o voice over che spieghi la situazione nel doc e non abbiamo avuto alcun film di riferimento. Certo, abbiamo visto i molti lungometraggi sull’argomento, ma non volevamo fare un “Million Dollar Baby”, un Rocky” o un “Toro scatenato”. Volevamo solo riprendere la storia di Irma liberamente. Lei non capiva neanche bene cosa stessimo facendo. Dopo la sconfitta si è aperta, si è messa in gioco e si è fatta vedere in tutto e per tutto». Ma cosa prova un’atleta quando perde? «La sconfitta è una delusione che ti porti dietro. O ti fa del bene, o ti fa del male. A me per esempio ha fatto bene - dice Irma -. Certo mi auguro in futuro di vincere sempre, anche se è una cosa impossibile. La vittoria è una cosa bellissima, è il prezzo che ti viene restituito tutto insieme dopo tanti sacrifici. Mentre quando perdi ti senti di aver perso tempo. Devi essere molto coraggioso per riprendere a fare rinunce dopo una sconfitta. Ma con lo sport devi mettere in conto che alla fine della strada puoi vincere o puoi perdere».
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