Roma, Tiago Pinto: «De Rossi ha chiesto di restare. Addio Mourinho? Ecco come ci siamo sentiti»

L'ex general manager dei giallorossi: «Io nel momento in cui si deve licenziare un allenatore sono morto»

Roma, Tiago Pinto: «Il giorno dell'addio di Mourinho è stato difficile per tutti»
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Venerdì 22 Marzo 2024, 18:31 - Ultimo aggiornamento: 22:03

«De Rossi voleva che restassi, con Mourinho sono sempre stato leale». L'ex general manager della Roma Tiago Pinto, dimessosi dopo l'ultima sessione di mercato invernale e che in giallorosso è rimasto per tre anni, ha parlato in esclusiva a Sky Sport: «Con De Rossi abbiamo avuto sempre un grande rapporto anche prima che arrivasse. Mourinho? Il giorno dell'esonero è stato difficile, vuol dire che ho sbagliato anch'io. Sempre stato leale con lui e lo sa…».

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La Roma lotta per la Champions ed è ai quarti di Europa League, visto l'impatto di De Rossi, c'è il rimpianto di non averlo scelto prima? «Sono contento dei risultati - aggiunge Pinto - Sono contento per Daniele e per i giocatori, tu come direttore sportivo puoi andare ovunque ma i tuoi giocatori saranno sempre i tuoi giocatori.

Mi fa piacere che la squadra stia facendo risultati». È stato rivalutato il lavoro che hai fatto sul mercato? «Penso che oggi, con questi risultati e con il turnover, tutti si siano convinti che la Roma abbia valore, che sia una buona squadra con buoni giocatori, ma non vorrei sfruttare il momento positivo per dire che ho fatto tutto bene». È vero che De Rossi ti ha chiesto di restare? «Sì, noi abbiamo un buon rapporto, anche prima del suo arrivo. Io penso che lui, nel tempo che ha lavorato con me, abbia capito come sono fatto io come direttore, al di là di essere bravo o scarso, sono una persona leale, che aiuta gli allenatori, che lavora tanto. Per lui sarebbe stato positivo che io restassi per avere un pò di stabilità in più, gli ho spiegato fin dall'inizio che avrebbe potuto contare su di me fino alla fine, ma anche che mia decisione non sarebbe cambiata».

Quel giorno Mourinho ha salutato te e la squadra? «Quello è stato un giorno molto difficile per tutti, io sono ancora giovane e non so se i direttori sportivi più anziani la gestiscono in modo diverso. Nel momento in cui si deve licenziare un allenatore io sono morto, perché quando mandi via un allenatore vuol dire che anche tu hai sbagliato qualcosa. Tutto quello che è successo quel giorno per me conta poco. Quel giorno conta poco. Le emozioni sono state troppo forti, c'era un'ansia enorme e poi alcune cose che facciamo o diciamo da entrambe le parti che non rappresentano il lavoro né un rapporto di due anni e mezzo». Del conflitto Tiago-Mou si è parlato tanto ma poi l'hai salvato dopo il Genoa…«Mou - ricorda Pinto - sa benissimo che in due anni e mezzo, con lui, sono stato un soldato. Con tutta la pressione che comporta il mondo del calcio. È vero anche che nel nostro rapporto, durante il mercato, c'era sempre un pò di casino, ma lui sa perfettamente che fino alla fine sono stato leale a lui, alla società, e al progetto. Poi le nostre opinioni possono essere diverse, ma si può lavorare insieme». Ma dopo il Genoa hai salvato Mou dall'esonero? «Ci sono cose che succedono - conclude l'ex gm della Roma sorridendo - Ovviamente quando le cose non vanno bene ci sono delle valutazioni che si devono fare, ma tutte le decisioni che sono state prese non sono state decisioni di Tiago o di altri, ma decisioni collettive. Quindi lui, dopo Genova, ha continuato ad allenare la squadra e poi abbiamo anche vinto tre o quattro partite consecutive». 

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