Lazio, Lotito ci crede ancora: «Non è finita in Coppa e nella corsa Champions. Tudor ha dato carattere alla squadra»

Le parole del presidente biancoceleste prima della semifinale di domani

Lazio, Lotito ci crede ancora: «Non è finita in Coppa e nella corsa Champions. Tudor ha dato carattere alla squadra»
di Alberto Abbate
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Lunedì 22 Aprile 2024, 06:00

Guai a considerare finita la stagione della Lazio: «Credo nella rimonta contro la Juventus perché credo nello spirito guerriero riportato da Tudor». Suona la carica, Lotito, alla vigilia della semifinale di ritorno di Coppa Italia e a cinque giornate dal termine di un campionato, complicato ma incredibilmente riaperto: «Non faccio nessun calcolo per la Champions, ma a Genova ho rivisto una squadra con carattere e dobbiamo mantenerlo». Tutti uniti fino all’ultimo: «Luis ha baciato la maglia, con Immobile abbiamo chiarito, ogni altra valutazione verrà fatta a giugno». Rimane l'idea di un ringiovanimento, ma non è questo il tema adesso. Domani piuttosto serviranno almeno due reti di scarto: «Castellanos è forte, deve solo riacquistare fiducia nei suoi mezzi ed essere meno indeciso. Avete visto Kamada? Si è sbloccato di testa perché Tudor ci ha puntato e vedremo a fine stagione se si sarà convinto a restare. Ha in mano il suo destino». È scattato l'obbligo di riscatto dal Marsiglia per Guendouzi, agitato invece dal cambio tecnico: «Non esiste un caso. Nessuno può pretendere di giocare sempre, Mattéo deve stare calmo e tranquillo perché Igor lo considera e ci punta tanto. Capisco l'allenatore, è appena arrivato, deve fare le prove per vedere come sistemare al meglio la squadra in campo».

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LA RICOSTRUZIONE

Le nuove idee prendono forma e forza piano piano.

Anche quelle della società presto si materializzeranno: «A breve mi vedrò con l'ufficio della Lega di A che ha studiato il Flaminio e a inizio maggio presenteremo il progetto. Sta partendo l'Academy, a metà mese sarà pronto il nuovo studio radiofonico. Sto creando le strutture e poi verranno inserite le figure. Tanti sono invidiosi – chiosa il patron – di quello che ho costruito alla Lazio, senza mai scaricare un euro. Le mie aziende ci guadagnano? No, Formello è tenuto come un gioiello, ci sono le guardie, tutti vengono pagati e mangiano alla grande, ci sono servizi a cinque stelle. Con le mie imprese non solo c'è un risparmio, ma si evitano i decreti ingiuntivi del passato. Ho tolto tutti i mercanti dal tempio». Rinate Women e Primavera, il presidente è orgoglioso: «Non solo dal punto di vista sportivo, mio figlio Enrico e il direttore Fabiani hanno fatto un ottimo lavoro. Dobbiamo ricostruirci in casa il nostro futuro, come non stava più accadendo». C'è stato un taglio col passato: «Io non ho cacciato Tare, è andato via lui e pensavo avrebbe iniziato altrove un nuovo percorso. Fra noi rimane un ottimo rapporto, ma perché dovrei riprenderlo? Non so chi metta queste voci in giro. Anche Peruzzi, mica l'ho mandato via io. Peccato per quell'anno, stavamo vincendo lo scudetto, il Covid ha rovinato tutto. Ma ci arriveremo a lottare di nuovo, è solo una questione di tempo». La ricostruzione, insomma, non equivale a un ridimensionamento: «Assolutamente no – giura il numero uno – ma sto mettendo delle regole per fare il salto. Nessuno può più fare come vuole nella Lazio».

LE POLEMICHE

Nuove indicazioni sul prossimo ritiro: «Avevamo pensato di restare a Formello perché le nostre strutture sono il massimo, ma alla fine andremo ad Auronzo per amore dei tifosi, perché ho rispetto della gente che ha già prenotato da tempo. Ho sistemato la questione albergo, parlato con il sindaco Galeno e, appena verranno sistemati gli ultimi dettagli, presenterò il contratto firmato». De Rossi ieri ha redarguito il patron, con cui c'è sempre stato un ottimo rapporto: «Ribadisco, non ho attaccato la Roma sul caso Ndicka, ho insegnato solo la norma a chi me lo ha chiesto. Il presidente Casini è stato ultra modo garantista perché aveva il potere di prendere la decisione in autonomia e invece l'ha rimessa al Consiglio che ha detto di attenersi allo statuto. La partita con l'Udinese non doveva essere sospesa con un codice giallo accertato, non è mai successo nella storia del calcio. La gara poteva essere ripresa la sera stessa, o quella successiva dopo le verifiche, c'erano 18 minuti da giocare. A me è successo ai tempi della Salernitana. La storia dell'Atalanta è diversa, la sfida era stata rinviata. La sospensione dice che la partita dev'essere disputata inderogabilmente entro 15 giorni, sul rinvio si può stabilire qualunque data per il recupero». Nessun regolamento di conti, conta il regolamento.

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