Murray sale sul trono per la prima volta in carriera, scalzando Novak Djokovic, costretto ad abdicare dopo l'ultima striscia di 28 mesi consecutivi al vertice del ranking (dal 7 luglio 2014: 122 settimane di fila al vertice per il serbo, 223 complessive), e diventando il secondo più anziano per età a riuscire in tale impresa dopo l'australiano John Newcombe, arrivato in vetta a 30 anni il 3 giugno 1974. Andy è il primo britannico a salire in cima al ranking (da quando esiste l'era Open) e il 26/o numero uno nella storia, dalla nascita della classifica computerizzata, istituita nel 1973.
Nella seconda parte della stagione Murray ha approfittato del calo di rendimento accusato da Djokovic dopo la conquista del Roland Garros, l'ultimo Slam che ancora mancava al palmares di Nole. Da ricordare che prima di Parigi, Murray era riuscito a battere il serbo nella finale degli Internazionali d'Italia al Foro Italico. Rinforzate le proprie certezze con il ritorno al suo fianco come allenatore di Ivan Lendl, l'atleta di Dunblane è stato praticamente perfetto: 45 match vinti sugli ultimi 48 disputati, 6 tornei conquistati sugli 8 a cui ha preso parte, compresi il secondo trionfo a Wimbledon dopo quello del 2013 - per lui terzo Slam dopo gli Us Open 2012 - e ai Giochi Olimpici di Rio in cui ha bissato l'oro conquistato a Londra quattro anni fa. Unici passaggi a vuoto le sconfitte nei quarti agli US Open con il giapponese Kei Nishikori e nella semifinale di Coppa Davis, giocata a Glasgow, contro l'argentino Juan Martin Del Potro.
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