Federer, Wimbledon s'inchina al ritorno del re

Federer
di Gianluca Cordella
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Lunedì 17 Luglio 2017, 09:30 - Ultimo aggiornamento: 19 Luglio, 15:39

Melbourne aveva celebrato il fuoriclasse. Londra certifica la leggenda. Se vincere gli Australian Open a 35 anni e 117 giorni era sembrato un gesto di ordinaria magnificenza sportiva, trionfare per l’ottava volta a Wimbledon qualche mese dopo è pura epica sportiva.

 

Il boato prodotto dal campo centrale nel momento in cui l’ottavo ace della partita di Roger Federer si trasforma nel suo ottavo titolo sull’erba inglese - e non si dica che la matematica non è una scienza esatta - è un’assordante sommatoria di «Yes» e «Yeah» squisitamente anglosassoni e che, comunque, non sono altro che dei «Sì» alla risposta che dagli Australian Open in poi sta animando i dibattiti più infervorati legati alle tennistiche questioni: è Roger Federer da Basilea il più forte giocatore che la storia della racchetta possa celebrare. «Sì», appunto. 

GLI INDIZI 
Un trionfo Slam non fa primavera, nemmeno se ci sono il sole e l’erba. Gli otto già citati All England Lawn Tennis Club, che pesano nel totale di diciannove, magari sì. Tanti sono quelli che il fuoriclasse svizzero ha vinto in carriera, come nessun altro prima di lui era stato in grado di fare. Parliamo di Atp, ovviamente, e non ce ne vogliano le campionesse della storia Wta che sono state in grado di produrre numeri superiori. La finale lampo di cui è stato attore non protagonista Marin Cilic - cui nemmeno i natali di Medjugorje sono stati sufficienti per il miracolo sportivo - è la sottolineatura all’immortalità agonistica di Re Roger. Non soltanto per quei 225 giorni trascorsi dalla perla a Melbourne che lo rendono il più anziano padrone dello Slam inglese. Ma anche perché chiudono una parentesi aperta nel 2003, quando quel ragazzo con il codino dava ragione agli addetti ai lavori che lo vedevano come un predestinato vincendo il suo primo Major. Da allora sono trascorsi 14 anni, una longevità al vertice che nel tour nessuno ha mai potuto o può attualmente vantare. Basta questo per innalzare Federer al di sopra di tutti i suoi avversari passati e presenti?

NUMERI E DINTORNI
Forse sì, ma la tesi è importante è va necessariamente sostenuta con più dati. Che ovviamente non possono essere cercati in irrealizzabili sfide spazio-temporali («Federer avrebbe battuto Borg o Connors?») o in osservazioni da almanacco, tipo «Laver però è stato l’unico a realizzare il Grande Slam». Era un tennis diverso, imparagonabile per materiali e innovazioni tecnologiche. Ma nello sport che cambia alla rapidità della luce, Roger si è consacrato seguendo quel cambiamento. Per questo i 14 anni tra primo e ultimo trionfo a Wimbledon pesano al di là dell’integrità fisica. Nella sua lunghissima carriera il suo sport è cambiato sotto le sue mani, ma lui ha saputo assecondarlo. Ha cambiato stile di gioco, modo di pensare in campo, forma della racchetta. Il Federer 21enne che supera Philippoussis è un altro giocatore da quello che passeggia su Cilic. E poi, anche se nei numeri non risiede la verità, non si può non considerare un altro fattore. Il dio del tennis, in un evidente errore di programmazione, ha messo sulla strada del miglior giocatore di sempre altri due fuoriclasse che sono tra i primi cinque tennisti della storia, Rafa Nadal e Novak Djokovic. Senza uno di loro i numeri di Roger sarebbero stati folli, senza entrambi il tennis avrebbe chiuso i battenti per manifesta inferiorità degli altri partecipanti. Senza Rafa, che all time è senza dubbio il migliore sulla terra rossa, Federer avrebbe vinto almeno 4 Roland Garros in più. Ciò non toglie che Federer sia comunque stato in grado di batterlo sul lento. E Djokovic? Nell’anno mostruoso 2015 annichilì il circuito perdendo 6 volte in un anno a fronte di 82 vittorie. Di quelle 6 sconfitte, 3 arrivarono per mano dello svizzero. Che ieri ha salutato Wimbledon con le lacrime agli occhi e con un timido «Spero di esserci l’anno prossimo».

Lui spera? Scommettiano che gli inglesi lo sperano di più? 

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