Piatti: «Sinner ha un potenziale enorme: può valere la top ten»

Riccardo Piatti (foto CAPRIOLI/TOIATI)
di Gianluca Cordella
3 Minuti di Lettura
Lunedì 13 Maggio 2019, 09:00

Riccardo Piatti, padre del centro tecnico di Bordighera che porta il suo nome, è - nell’ombra - uno degli uomini del momento. Perché è proprio a Bordighera che Jannik Sinner si allena e cresce sotto le cure di Massimo Sartori e la supervisione del “coach dei coach”.
Lei lo vede ogni giorno: si aspettava un’esplosione così repentina di Sinner? 
«Sinceramente non ci pensavamo. Con Jannik stiamo portando avanti da ormai quattro anni un progetto a lungo termine. Non è importante quando inizia a vincere e come lo fa. L’idea è valorizzare al massimo un materiale tecnico importante, tutelarlo e far sì che ogni match si arricchisca di nuovi contenuti. E lui sta crescendo proprio così. A livello tecnico e fisico, ma è abbastanza pronto anche dal punto di vista mentale. Questo è solo l’inizio del suo percorso. Decisivi saranno i prossimi tre o quattro anni».
 



Che potenziale ha? Da top ten?
«L’obiettivo è altissimo e a questa età è giusto che cerchi di andare al massimo. Poi bisognerà vedere lo sviluppo della carriera, che ha tante incognite, come gli infortuni o la fortuna nei sorteggi in alcuni tornei. Lui ha bisogno di confrontarsi con i più forti e quando sei 262 della classifica mondiale è complicato perché non hai accesso ai tornei più importanti. Perciò queste opportunità sono fondamentali, al di là di giocare con i big: puoi allenarti con loro, osservarli da vicino e capire cosa manca al tuo tennis. Lui ha un potenziale elevatissimo: più in fretta e meglio impara i trucchi del mestiere e meglio è. Ma io vedo per lui grandi obiettivi». 
A chi lo accosterebbe dei grandi italiani del passato o del presente?
«A nessuno, mi sembra abbastanza unico e lo vedo molto avanti rispetto a tutti per l’età che ha».
Dopo il match delle “pre-quali” con Musetti, ha scritto sui social che è solo il primo di tanti match tra questi due ragazzi...
«Credo proprio di sì. Parliamo di due elementi molto validi. Oltre alle qualità tennistiche, che sono elevatissime per entrambi, la cosa interessante è che sono molto maturi nello stare in campo, hanno già la capacità di gestire i momenti importanti».
Da Montecarlo in poi il tennis italiano continua a sorridere...
«La vittoria di Fognini ha un peso specifico enorme. Per lui e per tutti questi giovani che imparano che anche i traguardi che sembrano impossibili possono essere raggiunti».
È tra quelli che pensano che con un’altra testa Fognini avrebbe potuto avere ben altra carriera?
«No, ho grande rispetto per Fabio, è uno che ha sempre investito molto nella sua carriera. Ha il suo modo di stare in campo e prima lo si criticava per quello perché non vinceva. Ma ora che vince dimostra che quel carattere non era un limite».
Più incredibile Fognini a Montecarlo o Cecchinato in semifinale al Roland Garros?
«Due grandi eventi che testimoniano un buon momento. L’Italia adesso ha 20 giocatori tra i primi 200 del mondo, è il 10%. Questi sono i numeri che il tennis italiano deve avere. Questa dovrebbe essere la normalità. I quarti in uno Slam dovrebbero essere un obbligo, perché il potenziale c’è».
Grandi risultati non solo in campo per l’Italia...
«Le Atp Finals a Torino sono un grande colpo e la Federazione ha grande merito. Per i giovanissimi italiani uno stimolo in più a fare bene per andarci».
Lei invece punta a portarci il “suo” Coric?
«Spero intanto di portarci lui e poi di tornarci con Sinner».

© RIPRODUZIONE RISERVATA