La vicenda (che, per la Mattiacci ha avuto anche un risvolto penale) inizia nel 2017 quando, dopo alcuni esposti, la Procura regionale della Corte dei Conti delega la guardia di finanza a svolgere indagini e scopre che per gli anni che vanno dal 2011 al 2014 c’è un buco nelle entrare della contravvenzioni. Un buco pari a quanto richiesto ai quattro chiamati in giudizio.
Diverse le casistiche scoperte durante l’indagine: verbali con pagamenti incompleti, verbali non notificati, verbali non inseriti a ruolo nei cinque anni previsti dalla legge, verbali con istruttoria incompleta, verbali contestati alla Mattiacci nel procedimento penale. Su questo fronte, tra i vari capi d’accusa nei confronti del maresciallo maggiore all’epoca dei fatti, c’era anche quello relativo al fatto che «riscuoteva in contanti somme di denaro pagate da soggetti destinatari di verbali di contestazioni di violazione del codice della strada, omettendo di riversale nella casse dell’Ente». In pratica i soldi delle multe finivano nelle sue tasche. Anche oer questo la Provincia di Perugia ha aperto un procedimento disciplinare che ha portato alla sospensione del maresciallo maggiore. La Provincia nel procedimento penale è, naturalmente, parte civile.
Secondo la procura regionale della Corte dei Conti «la situazione di caos e disorganizzazione amministrativa dell’Ufficio di polizia provinciale di Perugia e la conseguente perdita dei crediti derivanti dalla mancata esazione dei verbali elevati tra il 2011 e il 2014 per violazioni del codice della strada era circostanza nota a tutto il personale in servizio».
«È dato inconfutabile ed inconfutato- scrive, invece, nella sentenza la sezione giurisdizionale della Corte dei Conti guidata da Piero Carlo Floreani- che, negli anni 2011- 2014, la gestione e la notifica dei verbali relativi alle violazioni delle disposizioni del codice della strada e l’esazione delle relative sanzioni da parte dell’ufficio di Polizia provinciale di Perugia, siano state svolte in modo non corretto e puntuale, come comprovato dal numero rilevante delle sanzioni non riscosse per prescrizione o decadenza».
Per la magistratura contabile «la responsabilità di Monia Mattiacci è ascrivibile a gravissima colpevolezza e negligenza amministrativa...»; mentre per i tre dirigenti pro tempore «non si ravvisa l’elemento soggettivo del dolo in capo a nessuno dei soggetti coinvolti, ma il nocumento di cui si discute appare conseguente a plurime condotte colpose, connotate da gravità, che hanno contribuito al verificarsi del danno...».
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