La metamorfosi di Michele Scarponi
da capitano ad aiuto capitano

Michele Scarponi
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Lunedì 30 Novembre 2015, 10:30
di Francesca Monzone
Una lunga carriera la sua con successi importanti come la vittoria al Giro d'Italia nel 2011 ma non solo, stiamo parlando di Michele Scarponi, l'Aquila di Filottrano, che da valido Capitano si è messo a disposizione di Nibali e Aru per aiutarli nei grandi giri. Determinante fu il suo aiuto in corsa per la vittoria finale di Nibali al Tour de France. Michele qual è il suo ruolo nell'Astana?
"In questo momento sono di sostegno a Vincenzo, farò quasi tutta la stagione con lui. È un onore per me aiutare un fuoriclasse come lui e allo stesso è anche stimolante".

Lei corre da diversi anni. Quanto è cambiato il ciclismo negli ultimi anni?
"Per alcuni aspetti è cambiato molto. Oggi si corre molto di più è praticamente in tutti i continenti. Prima invece era principalmente improntato sull'Europa. Venivano da qui i corridori più importanti e le corse si facevano solo qui. Oggi c'è molta più competizione che ha portato anche al calo di attenzione su corse importanti".

Per esempio quali?
"Principalmente corse italiane che non fanno parte del World Tour come Mi riferivo a tutte quelle gare in Italia che non fanno parte del world tour Coppi e Bartali, Trentino, Tre Valli, Agostoni e il Giro dell'Emilia e mi dispiace anche per quelle corse come il Giro del Lazio che oggi non si corrono più".

Lei è alla sua quindicesima stagione da professionista. Di cadute in gruppo ne ha viste tante. Cosa pensa della riforma nel ciclismo dove si vuole portare a 8 il numero di corridori per squadra per questioni di sicurezza?
"Non credo che serva a risolvere il problema le questioni sono altre, per prima cosa il modo di stare in gruppo. In bicicletta bisogna saperci andare senza correre rischi per se stessi e per altri. Se si guardano le cadute, avvengono principalmente nello stesso modo, nelle rotonde, con spartitraffico e negli ultimi chilometri con arrivo in volata, perché poi c'è gente che si infila in gruppo anche quando non deve".

Secondo lei come si potrebbe risolvere il problema?
"Prima di tutto correndo con la testa veramente sulle spalle e poi come hanno detto anche Martinelli e Vinokourov bloccando il cronometro a tre chilometri dall'arrivo in modo tale che gli uomini di classifica non sono costretti a stare davanti per il rischio di perdere secondi preziosi".